giovedì 9 aprile 2020

Idee distorte sull'arte.




Idee distorte sull'arte (Video).

Cosa ha capito dell'arte chi non ha capito niente dell'arte


Dai due video su “I Falsi Artisti” è emersa una realtà sorprendente. 


Moltissime persone hanno espresso soddisfazione quando ho affermato che  alcuni pittori moderni sono passati alla storia come eccelsi maestri ma in realtà hanno prodotto solo opere artisticamente insignificanti.

“Qualcuno finalmente lo ha detto!”. È stata questa la reazione principale.

Di fatto è emerso che molte persone sono consapevoli che da anni si opera un degrado programmato della cultura artistica. 
E per questo provano sentimenti che vanno da un semplice rammarico fino alla frustrazione, dimostrando per l’arte una passione autentica e genuina.


Poi si è espressa anche la parte opposta. Quella che ha gridato allo scandalo per il fatto che qualcuno abbia osato mettere in discussione fenomeni artistici come Warhol, Fontana, Rothko, e tutto il … purtroppo … lunghissimo elenco di artisti fasulli che sono stati pompati per decenni da una critica ipocrita e intellettualmente disonesta.

È proprio su questi soggetti, di cui avevo tracciato un profilo già nel primo video, che si è innestato quel sistema di divulgazione di un’arte falsa volta ad isolare e disinnescare il potente effetto di crescita personale che ha l’arte quando invece è autentica, condannandola, di fatto, all’estinzione.

Quella che è stata operata in loro è una vera e propria distorsione di pensiero. E i loro commenti al video, questa distorsione la rivelano tutta.
Pertanto possiamo passare in rassegna queste idee distorte proprio partendo da quei commenti.

“Studia! Ignorante!”


I commenti in cui mi si dà dell’ignorante sono stati la maggioranza fra quelli che contestavano il video. “Lei non capisce artisti come Rothko e Fontana perché non studia. Noi abbiamo studiato e li abbiamo capiti”. 

E qui emerge una prima pesante stortura.

Il “capire”, il “comprendere” sono categorie che si applicano molto bene alla scienza, alla filosofia.
Si può capire una teoria, un concetto, una legge fisica, un teorema.
Tutto ciò che passa attraverso l’intelletto.

Ma non un’opera d’arte. Credere che l’arte sia qualcosa che debba essere “capito”, magari in seguito a uno studio, significa non sapere niente di cosa sia l’arte.

Di fronte ad un’opera d’arte “vera”, non c’è nulla da “capire” o da “spiegare”. L’opera, o impatta sulla parte emotiva, oppure non lo fa. 
Se non lo fa significa o che l’opera non ha una sua forza per farlo, o che la sensibilità di chi la guarda ha un’enorme bisogno di essere coltivata e raffinata. 
Cosa che andrebbe assolutamente fatta, perché quella sensibilità è uno strumento fondamentale per la vita.


È quella sorta di bussola che ci permette di orientarci quando dobbiamo fare scelte di vario tipo, anche che con l’arte non centrano niente.
Non è possibile in alcun modo che un’opera, che in un primo momento sembra non contenere nulla, in seguito ad uno studio, ad una “spiegazione critica”, venga finalmente compresa e quindi apprezzata.

Far credere il contrario è quella speculazione che la critica sta operando da decenni.
L’arte non va capita intellettualmente. Lo scopo dell’arte è coinvolgere emotivamente.
E l’esercizio che va fatto per farsi coinvolgere è quello di frequentarla il più spesso possibile e lasciare che penetri nella nostra parte più profonda 
e diventi un qualcosa che ci appartiene. È raffinare l’occhio in modo da renderlo sempre più esigente nei confronti della bellezza.


E quindi? Studiare non serve a nulla? Ecco. In molti vorrebbero a questo punto che io lo dicessi per screditare le scomode idee che divulgo. Io invece e vi dirò che studiare è fondamentale.

Però si può studiare la storia dell’arte, la cultura del periodo in cui l’arte viene prodotta in relazione all’arte stessa.
Ma pensare che si studia per “capire” l’arte non ha alcun senso. Pensare questo è sì un vero sintomo di ignoranza. E un intero sistema, di quella ignoranza si sta approfittando.
Quindi sono io a fare un invito a voi. Studiate. Perché quando vi vedo scrivere certe cose si vede che ne avete un enorme bisogno.

Solo una cultura profonda, uno studio organico e non limitato a poche nozioni da sfoggiare in società quando esce l’argomento, può rendervi veramente liberi e capaci.
Perché al momento riportate solo frasi di altri, senza mai farne un esame critico, e si vede che il più delle volte non ne capite nemmeno il significato.
Visto che spesso quelle frasi un significato non lo hanno neppure, come ho dimostrato nel secondo video su “I Falsi artisti”, ed evidentemente non avete gli strumenti per accorgervene.

“La tua idea di arte è antiquata!”

Una persona che ha lasciato un commento nel video vuole aggiornarmi su cosa sia l’arte oggi, ricordandomi questo concetto: 

“L’arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte” (Dino Formaggio)

Al di là del fatto che la frase, così com’è, è una chiarissima tautologia, e quindi è del tutto inutile, e al di là del fatto se sia realmente del critico a cui lui la attribuisce, vuole esprimere comunque il concetto sul quale si regge l’intero sistema dei falsi artisti e il castello di cartone di tutta l’arte contemporanea. 


E, per questo motivo, è da considerarsi la madre di tutte le idee distorte. Ovvero che l’arte sarebbe un concetto arbitrario e che può diventare opera qualsiasi cosa si decida che lo diventi.

Il fatto è che “ciò che è Arte” non lo posso decidere io. E neppure il più splendido dei critici.
Quello che rappresenta l’arte per l’uomo, l’esigenza di produrla e di circondarsene, è un qualcosa di atavico.
L’inizio della produzione artistica è antecedente all’invenzione della scrittura.
E quindi l’Arte, ovvero ciò che è Arte, ha iniziato a definirsi in tempi antichissimi.
Ma nella storia l’Arte si è sempre evoluta, ha sempre trovato nuovi linguaggi e nuove forme espressive.
È vero. Ma non ha mai tradito la sua essenza.
È sempre stata l’espressione di una forma estetica che esprimesse bellezza.
Naturalmente la bellezza per dei Greci era diversa da quella medievale. 
Quella rinascimentale era diversa da quella moderna che a sua volta superava quella romantica.


Ma sempre di armonizzare forme in uno spazio, l’arte si è occupata.

Ora, ammettere che, in una manciata di decenni, si sia passati “spontaneamente” (cioè per scelta del pubblico) a tipologie di espressione che rinunciano totalmente all’esigenza estetica, significa fare un passo fuori da quell’idea di Arte che si è definita in decine di secoli di storia.
Significherebbe affermare che, all’improvviso, l’uomo sia diventato tutt’altro da ciò che è sempre stato e quindi non ha più tutte quelle esigenze che la produzione artistica ha sempre soddisfatto.

Questo è quello che viene detto per giustificare un’arte totalmente dissociata dalla forma. E promuovere artisti che sono dei perfetti incapaci.

Ma questa tesi non ha nessun fondamento culturale.

Non solo l’uomo contemporaneo ha ancora necessità di un’arte che soddisfi la sua esigenza di bellezza, come sempre è avvenuto, ma mai come ora si è sentito un bisogno così grande di una guida per orientare la parte irrazionale degli individui, che è quella parte che tutte le arti hanno il compito di educare.
L’unica verità è che oggi esistono mezzi di comunicazione di massa che hanno una potenza di fuoco che mai hanno avuto nella storia. 
E quindi, attraverso questi mezzi, si creano speculazioni a danno delle masse, che prima non si potevano creare.


E questo è avvenuto anche nell’arte.

L’arte, quando è autentica, è evolutiva. 
La sua fruizione consente di sviluppare facoltà e qualità interiori che emancipano la persona e la rendono libera. 
Questo, evidentemente, non è auspicabile in un disegno di controllo sugli individui.


 “Ma chi sei tu per dire queste cose?”


“Chi sei tu per permetterti di mettere in discussione artisti tanto quotati?”.
 
Ecco! Con questa affermazione emerge tutta la necessità che certe persone hanno di accettare un’idea solo se c’è un’autorità riconosciuta a proporgliela.


Non valutano una tesi in sé. Ma si preoccupano solo se chi la espone abbia un’autorità riconosciuta per farlo.

Quindi, se è riconosciuta da un sistema, hanno la garanzia che la tesi sarà adottata da molti. E questo per loro è fondamentale.

L’imperativo non è usufruire di una verità, ma soddisfare l’esigenza di trovarsi sempre allineati alla maggioranza.  


Nel caso specifico che mi riguarda si creerebbe addirittura un paradosso.
Secondo queste persone, io, per dichiarare che un sistema marcio attribuisce autorità a personalità senza nessun valore, dovrei essere riconosciuto proprio da quel sistema, e quindi dichiarare che io per primo, e quello che affermo, non ha nessun valore.

Una denuncia, sicuramente pesante, come quella che ho avanzato io, non poteva che venire da qualcuno che dal quel sistema è esterno, e quindi da qualcuno che per forza di cose è uno sconosciuto.


Pertanto è inutile venire a chiedere quali referenze io possa offrire per certificare l’autorevolezza di ciò che affermo.


È inutile anche sperare di sentirsi dire le stesse cose che ho detto io da chi nel sistema ci vive e ci si alimenta. 
Perché nessuno taglia il ramo dove si è seduto. Specie se per arrivarci, su quel ramo, ha pagato il prezzo di molti compromessi, come spesso avviene.


Nella favola di Andersen, è un bambino a rivelare che il re è nudo. 
I cortigiani e i servi erano impegnati a fingere di vedere il vestito e a elogiare il re per la sua bellezza.


Gli insulti.



Nel video spiego che in molti si sarebbero irritati nell’ascoltare quello che avrei detto.

E infatti molti hanno reagito, nei commenti, denigrando e offendendo.

Tutti coloro che hanno l’indispensabile esigenza di essere allineati al pensiero dominate, quando ascoltano qualcuno che lo smonta, provano un forte disagio identitario, e questo provoca reazioni aggressive.

E poi ci sono tutti gli interessi che vengono toccati.

Immaginate se dovesse diffondersi in maniera importante l’idea che una certa arte moderna e l’arte contemporanea sono delle montature senza senso! 
Franerebbe l’intero apparato. Gli artisti che producono quelle opere, i galleristi che le vendono, I collezionisti che ci hanno investito. I critici, che vengono pagati per alimentare il sistema. Gli stipendiati delle accademie che hanno preso il posto di docente o, magari, di direttore senza alcun merito e per aver prodotto opere senza alcun valore.


Un intero mondo costruito sulla falsità, che sfrutta risorse di ogni tipo, crollerebbe su se stesso.

E allora, in questi soggetti di fronte a questa prospettiva, l’angoscia prende il sopravvento e l’insulto parte automatico nella disperata speranza di destabilizzare moralmente chi li sta smascherando.

Purtroppo però, l’unica cosa che io percepisco, dopo l’insulto, non è altro che quello che si percepiva anche prima.

Cioè un’indole debole che contraddistingue chiaramente il carattere tipico di chi si sottomette vigliaccamente per l’incapacità di sostenere un’idea propria.  

E, mi perdonerete, se più che provare un sentimento di compassione io non riesco.

                                                                         
                                                                             Alberto Melari