Idee distorte sull'arte (Video).
Cosa ha capito dell'arte chi non ha capito niente dell'arte
Dai due video su “I Falsi Artisti” è emersa una realtà sorprendente.
Moltissime persone hanno espresso soddisfazione quando ho affermato che alcuni pittori moderni sono passati alla
storia come eccelsi maestri ma in realtà hanno prodotto solo opere
artisticamente insignificanti.
“Qualcuno finalmente
lo ha detto!”. È stata questa la reazione principale.
Di fatto è emerso
che molte persone sono consapevoli che da anni si opera un degrado programmato della
cultura artistica.
E per questo provano sentimenti che vanno da un semplice rammarico fino alla
frustrazione, dimostrando per l’arte una passione autentica e genuina.
Poi si è
espressa anche la parte opposta. Quella che ha gridato allo scandalo per il
fatto che qualcuno abbia osato mettere in
discussione fenomeni artistici come Warhol, Fontana, Rothko, e tutto il …
purtroppo … lunghissimo elenco di artisti fasulli che sono stati pompati per
decenni da una critica ipocrita e intellettualmente disonesta.
È proprio su
questi soggetti, di cui avevo tracciato un profilo già nel primo video, che si
è innestato quel sistema di divulgazione
di un’arte falsa volta ad isolare e disinnescare il potente effetto di crescita
personale che ha l’arte quando invece è autentica, condannandola, di fatto, all’estinzione.
Quella che è
stata operata in loro è una vera e propria distorsione di pensiero. E i loro
commenti al video, questa distorsione la rivelano tutta.
Pertanto possiamo
passare in rassegna queste idee distorte proprio partendo da quei commenti.
“Studia! Ignorante!”
I commenti
in cui mi si dà dell’ignorante sono stati la maggioranza fra quelli che
contestavano il video. “Lei non capisce artisti come Rothko e Fontana perché
non studia. Noi abbiamo studiato e li abbiamo capiti”.
E qui emerge
una prima pesante stortura.
Il “capire”,
il “comprendere” sono categorie che si applicano molto bene alla scienza, alla
filosofia.
Si può
capire una teoria, un concetto, una legge fisica, un teorema.
Tutto ciò
che passa attraverso l’intelletto.
Ma non
un’opera d’arte. Credere che l’arte sia qualcosa che debba essere “capito”,
magari in seguito a uno studio, significa non sapere niente di cosa sia l’arte.
Di fronte ad
un’opera d’arte “vera”, non c’è nulla da “capire” o da “spiegare”. L’opera, o
impatta sulla parte emotiva, oppure non lo fa.
Se non lo fa significa o che l’opera non ha una sua forza per farlo, o che la
sensibilità di chi la guarda ha un’enorme bisogno di essere coltivata e
raffinata.
Cosa che andrebbe assolutamente fatta, perché quella sensibilità è uno strumento
fondamentale per la vita.
È quella
sorta di bussola che ci permette di orientarci quando dobbiamo fare scelte di vario
tipo, anche che con l’arte non centrano niente.
Non è
possibile in alcun modo che un’opera, che in un primo momento sembra non
contenere nulla, in seguito ad uno studio, ad una “spiegazione critica”, venga
finalmente compresa e quindi apprezzata.
Far credere
il contrario è quella speculazione che la critica sta operando da decenni.
L’arte non
va capita intellettualmente. Lo scopo dell’arte è coinvolgere emotivamente.
E l’esercizio
che va fatto per farsi coinvolgere è quello di frequentarla il più spesso
possibile e lasciare che penetri nella nostra parte più profonda
e diventi un qualcosa che ci appartiene. È raffinare l’occhio in modo da
renderlo sempre più esigente nei confronti della bellezza.
E quindi? Studiare
non serve a nulla? Ecco. In
molti vorrebbero a questo punto che io lo dicessi per screditare le scomode idee
che divulgo. Io invece e vi
dirò che studiare è fondamentale.
Però si può
studiare la storia dell’arte, la cultura del periodo in cui l’arte viene
prodotta in relazione all’arte stessa.
Ma pensare
che si studia per “capire” l’arte non ha alcun senso. Pensare questo è sì un vero sintomo di ignoranza. E un intero sistema, di quella ignoranza si sta approfittando.
Quindi sono
io a fare un invito a voi. Studiate.
Perché quando vi vedo scrivere certe cose si vede che ne avete un enorme
bisogno.
Solo una
cultura profonda, uno studio organico e non limitato a poche nozioni da
sfoggiare in società quando esce l’argomento, può rendervi veramente liberi e
capaci.
Perché al
momento riportate solo frasi di altri, senza mai farne un esame critico, e si
vede che il più delle volte non ne capite nemmeno il significato.
Visto che spesso
quelle frasi un significato non lo hanno neppure, come ho dimostrato nel secondo
video su “I Falsi artisti”, ed evidentemente non avete gli strumenti per accorgervene.
“La tua idea di arte è antiquata!”
Una persona
che ha lasciato un commento nel video vuole aggiornarmi su cosa sia l’arte
oggi, ricordandomi questo concetto:
“L’arte è
tutto ciò che gli uomini chiamano arte” (Dino Formaggio)
Al di là del
fatto che la frase, così com’è, è una chiarissima tautologia, e quindi è del
tutto inutile, e al di là del fatto se sia realmente del critico a cui lui la attribuisce,
vuole esprimere comunque il concetto sul quale si regge l’intero sistema dei
falsi artisti e il castello di cartone di tutta l’arte contemporanea.
E, per
questo motivo, è da considerarsi la madre di tutte le idee distorte. Ovvero che
l’arte sarebbe un concetto arbitrario e che può diventare opera qualsiasi cosa si
decida che lo diventi.
Il fatto è
che “ciò che è Arte” non lo posso decidere io. E neppure il più splendido dei
critici.
Quello che
rappresenta l’arte per l’uomo, l’esigenza di produrla e di circondarsene, è un qualcosa
di atavico.
L’inizio
della produzione artistica è antecedente all’invenzione della scrittura.
E quindi l’Arte,
ovvero ciò che è Arte, ha iniziato a definirsi in tempi antichissimi.
Ma nella
storia l’Arte si è sempre evoluta, ha sempre trovato nuovi linguaggi e nuove
forme espressive.
È vero. Ma
non ha mai tradito la sua essenza.
È sempre
stata l’espressione di una forma estetica che esprimesse bellezza.
Naturalmente
la bellezza per dei Greci era diversa da quella medievale.
Quella rinascimentale era diversa da quella moderna che a sua volta superava
quella romantica.
Ma sempre di
armonizzare forme in uno spazio, l’arte si è occupata.
Ora,
ammettere che, in una manciata di decenni, si sia passati “spontaneamente”
(cioè per scelta del pubblico) a tipologie di espressione che rinunciano
totalmente all’esigenza estetica, significa fare un passo fuori da quell’idea
di Arte che si è definita in decine di secoli di storia.
Significherebbe
affermare che, all’improvviso, l’uomo sia diventato tutt’altro da ciò che è sempre
stato e quindi non ha più tutte quelle esigenze che la produzione artistica ha
sempre soddisfatto.
Questo è
quello che viene detto per giustificare un’arte totalmente dissociata dalla
forma. E promuovere artisti che sono dei perfetti incapaci.
Ma questa
tesi non ha nessun fondamento culturale.
Non solo
l’uomo contemporaneo ha ancora necessità di un’arte che soddisfi la sua
esigenza di bellezza, come sempre è avvenuto, ma mai come ora si è sentito un
bisogno così grande di una guida per orientare la parte irrazionale degli
individui, che è quella parte che tutte le arti hanno il compito di educare.
L’unica
verità è che oggi esistono mezzi di comunicazione di massa che hanno una
potenza di fuoco che mai hanno avuto nella storia.
E quindi, attraverso questi mezzi, si creano speculazioni a danno delle masse,
che prima non si potevano creare.
E questo è
avvenuto anche nell’arte.
L’arte,
quando è autentica, è evolutiva.
La sua fruizione consente di sviluppare facoltà e qualità interiori che
emancipano la persona e la rendono libera.
Questo, evidentemente, non è auspicabile in un disegno di controllo sugli
individui.
“Ma chi sei tu per dire
queste cose?”
“Chi sei tu
per permetterti di mettere in discussione artisti tanto quotati?”.
Ecco! Con questa affermazione emerge tutta la necessità che certe persone hanno
di accettare un’idea solo se c’è un’autorità riconosciuta a proporgliela.
Non valutano
una tesi in sé. Ma si preoccupano solo se chi la espone abbia un’autorità riconosciuta
per farlo.
Quindi, se è
riconosciuta da un sistema, hanno la garanzia che la tesi sarà adottata da
molti. E questo per loro è fondamentale.
L’imperativo
non è usufruire di una verità, ma soddisfare l’esigenza di trovarsi sempre allineati alla maggioranza.
Nel caso
specifico che mi riguarda si creerebbe addirittura un paradosso.
Secondo
queste persone, io, per dichiarare che un sistema marcio attribuisce autorità a
personalità senza nessun valore, dovrei essere riconosciuto proprio da quel
sistema, e quindi dichiarare che io per primo, e quello che affermo, non ha
nessun valore.
Una
denuncia, sicuramente pesante, come quella che ho avanzato io, non poteva che
venire da qualcuno che dal quel sistema è esterno, e quindi da qualcuno che per forza di cose è uno sconosciuto.
Pertanto è inutile venire a chiedere quali referenze io possa offrire per
certificare l’autorevolezza di ciò che affermo.
È inutile anche
sperare di sentirsi dire le stesse cose che ho detto io da chi nel sistema ci
vive e ci si alimenta.
Perché nessuno taglia il ramo dove si è seduto. Specie se per arrivarci, su
quel ramo, ha pagato il prezzo di molti compromessi, come spesso avviene.
Nella favola di Andersen, è un bambino a rivelare che il re è nudo.
I cortigiani e i servi erano impegnati a fingere di vedere il vestito e a elogiare il re per la sua
bellezza.
Gli insulti.
Nel video
spiego che in molti si sarebbero irritati nell’ascoltare quello che avrei detto.
E infatti molti
hanno reagito, nei commenti, denigrando e offendendo.
Tutti coloro
che hanno l’indispensabile esigenza di essere allineati al pensiero dominate,
quando ascoltano qualcuno che lo smonta, provano un forte disagio identitario, e
questo provoca reazioni aggressive.
E poi ci sono tutti gli interessi che vengono
toccati.
Immaginate
se dovesse diffondersi in maniera importante l’idea che una certa arte moderna
e l’arte contemporanea sono delle montature senza senso!
Franerebbe l’intero apparato. Gli artisti che producono quelle opere, i
galleristi che le vendono, I collezionisti che ci hanno investito. I critici,
che vengono pagati per alimentare il sistema. Gli stipendiati delle accademie
che hanno preso il posto di docente o, magari, di direttore senza alcun merito
e per aver prodotto opere senza alcun valore.
Un intero
mondo costruito sulla falsità, che sfrutta risorse di ogni tipo, crollerebbe su
se stesso.
E allora, in
questi soggetti di fronte a questa prospettiva, l’angoscia prende il
sopravvento e l’insulto parte automatico nella disperata speranza di
destabilizzare moralmente chi li sta smascherando.
Purtroppo
però, l’unica cosa che io percepisco, dopo l’insulto, non è altro che quello
che si percepiva anche prima.
Cioè un’indole
debole che contraddistingue chiaramente il carattere tipico di chi si
sottomette vigliaccamente per l’incapacità di sostenere un’idea propria.
E, mi perdonerete,
se più che provare un sentimento di compassione io non riesco.
Alberto Melari