lunedì 10 agosto 2020

Arte e Psiche

 

Il modello dell’Iceberg di Gustav Fechner. Per capire come l’Arte si rapporta con la Psiche occorre prima ricordare come funziona la Psiche.

Questo modello, molto noto a tutti, ci ricorda come sono distribuiti i suoi territori.

Il nano dell’illusione. Quel territorio della nostra psiche che emerge corrisponde a tutto ciò che ciascuno conosce di sé.

Qui risiedono le nostre idee. L’ideologia alla quale abbiamo aderito. Le nostre ambizioni, gli obbiettivi che ci siamo proposti e le strategie, i tempi, le scadenze per raggiungerli.

È il territorio della pianificazione del tempo, del calcolo, dei numeri.
Qui risiede la capacità di cogliere ed incamerare concetti.

Questa parte però, altro non è che un’illusione.

Questo “io” consapevole è un Nano che agisce credendo di riuscire a controllare in qualche modo il mondo in cui si muove.
E si muove ignaro che al di sotto c’è un Gigante, nascosto, esteso dieci volte tanto, che è il vero padrone della realtà. La determina e la genera continuamente.

Esempi di realizzazione.

Quello che accade, Il più delle volte, ad esempio, è che le persone si danno degli obbiettivi a livello cosciente. Ma, pur tendendo verso la loro realizzazione, non arrivano mai a raggiungerli appieno. E questi rimangono per sempre “il sogno di una vita”.

(1)
Ammettiamo che a livello del Nano dell’illusione ci si sia dato il proposito di affermarsi attraverso una considerevole realizzazione economica.
Si vuole diventare ricchi. Molto ricchi.

Da quando si è maturato questo proposito è passato del tempo. Ma quello che si è andato realizzando è che la persona magari vive sì una vita economicamente dignitosa, ma non arriva mia ai livelli che si era effettivamente prefissata.

Naturalmente si attribuisce la responsabilità di questo obbiettivo mancato a circostanze esterne sfavorevoli. “C’è la crisi, Il mercato non risponde, il socio che mi sono scelto si è rivelato meno efficiente”.

A nulla varrà far notare il fatto che nel frattempo, qualcun altro quello stesso obiettivo invece lo ha centrato nonostante la crisi e il mercato.
O constatare che la scelta del socio è comunque una scelta autonoma.

Il fenomeno invece si spiega a livello del Gigante. Se quello che ci si era prefissati non sta avvenendo, il vero motivo è che, evidentemente, a livello profondo ci sono delle resistenze che ne impediscono la realizzazione piena.

Questo è la reale ragione di ciò che è avvenuto.

(2) Altre volte accade invece che si arriva ad una propria realizzazione, ma non nel campo in cui ci si era proposti di farlo.

Supponiamo per esempio che, a livello cosciente, cioè secondo la volontà del Nano dell’illusione, si aspiri a diventare uno sportivo di successo.
La persona Inizia a impegnarsi per raggiungere questo obiettivo. Ma le circostanze, nel tempo, faranno sì che si ritrovi a diventare, ad esempio, un insegnate.
Un insegnante molto bravo ed apprezzato che fa il suo mestiere con passione e che da questo trae anche grandi soddisfazioni.

Anche questa volta, ciò avviene perché hanno prevalso attitudini e tendenze della natura inconscia dell’individuo contenuti qui, nel Gigante del proprio inconscio.

(3) Vediamo ancora un ultimo caso.
 
Il Nano dell’illusione si è dato l’obbiettivo di vivere nella ricchezza e nell’abbondanza. Ciò che avviene invece è che, man mano che la persona si adopera nella realtà, incappa in circostanze che lo impoveriscono sempre di più.

Quando accade questo in una vita le cose si mettono male.
La parte più profonda, il Gigante, non solo non corrisponde l’intento del Nano, ma si muove in senso opposto.

Questa è necessariamente una situazione di frustrazione.

Attenzione! La frustrazione non è data dalla condizione in se stessa. Nel caso specifico dalla povertà. La povertà in se stessa, non è necessariamente una condizione negativa. Ad esempio, per un mistico, un asceta, la povertà non solo non è un problema, ma è addirittura un territorio di realizzazione.

La frustrazione è data dall’opposizione fra queste due forze contrarie. L’ambizione del Nano e la reale tendenza del Gigante.

E, come sempre, tutto ciò che si realizza appare come completamente affidato al caso ed alla contingenza.

Sintesi. Ad ogni modo, ciò che va compreso dagli esempi fatti, è che nella vita si realizza sempre quello che siamo a livello profondo, a prescindere da quelle che sono le nostre aspirazioni coscienti.

Insomma. Quando a prendere una decisione sono un Nano e un Gigante, è sempre il Gigante che, essendo il più forte, riesce ad avere ragione.

Ecco perché diciamo che il Nano vive nell’illusione.

Incomunicabilità. Un’altra cosa importante da capire è che il Nano e il Gigante non comunicano fra loro.
Il Nano dell’illusione, lo abbiamo detto, parla un linguaggio fatto di calcoli, tempi, numeri, valori, concetti.

Tutte queste cose per il Gigante non hanno nessun significato.

Il Gigante. Ma allora come funziona il Gigante?

I fenomeni che riguardano la nostra parte più profonda, consistono di un susseguirsi di flussi di energie che accendono e spengono ininterrottamente pulsioni.
Attrazioni e repulsioni.
Un caos di oscillazioni  che generano un’emotività a tratti positiva, altre volte negativa.

Incorrendo in situazioni specifiche possono attivarsi moti di aggressività, desiderio, turbamento, vitalità.

Ricordi piacevoli attivano stati d’animo positivi. Altri invece ci precipitano nella depressione. Quando il pensiero si rivolge al futuro può dare angoscia, oppure speranza.

Il tempo di una vita è contraddistinto da questo altalenare.

Queste oscillazioni tendono ad essere indipendenti e incontrollate e tanto più sono ampie, tanto più la condizione dell’essere umano è una condizione di malessere.

Esempio del tossicodipendente. Una persona fortemente dipendente da droghe, ad esempio, passa da forti stati depressivi in cui prova rammarico, rabbia nei confronti del mondo e disagi di ogni tipo, a momenti di estasi estrema dopo l’assunzione di sostanze, ma solo finché ne è attivo l’effetto.

In generale, chi, per qualsiasi ragione, ha uno scarso controllo sul proprio stato emotivo, rischia, in momenti di negatività, di compiere gesti scriteriati, come ad esempio aggredire qualcuno che in quel momento riflette un fastidio, o, in momenti di euforia, prendere con troppa leggerezza decisioni azzardate concedendo fiducia a situazioni che, ad un’attenta valutazione, non la meriterebbero.

Naturalmente i risultati di questi gesti, il più delle volte, consistono nel dover passare lunghi periodi a pagarne il prezzo.
Ed è così che la vita di questi individui si riempie di situazioni pesanti.

Le oscillazioni. La maggior parte delle persone non vive oscillazioni così ampie. Tuttavia questo andamento confuso e caotico è sempre piuttosto presente, anche se molto meno marcato.

Questo continuo oscillare della parte profonda, per la verità, non è la condizione migliore per una realizzazione piena dell’essere umano, poiché vivere in balia della propria emotività, non consente una centratura utile sugli obiettivi che ci si è dati.

Questo oscillare, oltre ad essere uno spreco di energie, porta a rispondere di più di paure e di timori che non di passioni e desideri autentici.

Per questo la maggior parte delle persone non può che ambire a obbiettivi piuttosto modesti, e soprattutto, a guidare la vita finiscono per essere sempre gli istinti più radicati, che spesso sono dei blocchi limitanti.

La condizione ideale. Ma allora quale è la condizione ideale in cui un individuo trova la sua massima espressione e dalla quale possono emergere energie notevoli che permettono di aspirare alla propria realizzazione e alla propria libertà?

Intanto non è difficile immaginare che questa si manifesti con un’emotività positiva. Ma questa positività non si attesta su alti livelli, dove governa l’euforia, l’ebrezza, l’orgasmo, che sono comunque degli stati alterati.

Ma piuttosto lì, dove le emozioni sono sì positive, ma più sottili.
E in questa loro natura moderata possono trovare una loro stabilità.

Questa condizione, di emotività positiva, tenue ma costante, può forse corrispondere a quel qualcosa a cui ci riferiamo quando parliamo di “felicità”.
Uno stato costante di “gioia di vivere”.
“Felicità” e “gioia di vivere” sono senz’altro espressioni appropriate per indicare questo stato. Tuttavia c’è un altro termine che lo definisce meglio di altri.

“Pace”. Una sorta di pace interiore.

Le intuizioni. Questa condizione è l’unica che consente l’insorgere di intuizioni.

Le intuizioni, pochi lo sanno, ma sono una delle cose più studiate al mondo.

E non c’è da meravigliarsi di questo. Avere un controllo sulle proprie intuizioni è una delle ambizioni più grandi dell’essere umano. Un’intuizione può cambiare le sorti di una vita. Un’intuizione può trasformare una realtà. Un’intuizione può cambiare il mondo. Ogni volta che il mondo è cambiato è stato perché qualcuno ha avuto un’intuizione.

Delle intuizioni si sa ben poco in verità.

Non si sa da dove arrivino. Sono dei veri e propri doni divini. Però sappiamo che arrivano sempre su un qualcosa in cui siamo solitamente molto concentrati.

È molto improbabile, ad esempio, che io possa avere un’intuizione in campo di fisica nucleare. Visto che io mi interesso di questo molto raramente e mai in maniera veramente approfondita.

L’intuizione arriva sì su qualcosa su cui siamo spesso concentrati, tuttavia, quasi mai arriva nel momento stesso in cui siamo concentrati.
L’intuizione può sopraggiunge in un attimo qualunque, mentre ad esempio stiamo pagando una cosa che abbiamo preso al bar.

Una cosa certa che si sa sull’intuizione è che sopraggiunge solo quando ci troviamo in quello specifico stato emotivo. Quello di costante pace interiore.

E questo purtroppo è un gioco perverso che fa la vita. Perché spesso abbiamo bisogno di un’intuizione proprio per uscire da un problema. Ma il problema, quando sopraggiunge, fa normalmente precipitare la nostra emotività verso stati negativi. Ovvero, ci allontana da quell’unico stato in cui l’intuizione può generarsi.

Questo non significa che un problema non potrà mai essere risolto da un’intuizione. Ma occorre prima attendere un tempo in cui l’individuo riesca ad accettare la nuova spiacevole condizione apportata dal problema. Questa accettazione riporterà lentamente lo stato psichico verso le sue normali oscillazioni. Se, nella casualità di questo stato, dovesse sopraggiungere un periodo di pace interiore, allora si apre la possibilità che arrivi l’intuizione che ci porta la soluzione del problema.

L’effetto dell’Arte. Bene. Ora che abbiamo preso visione del complesso sistema della psiche umana, vediamo come l’arte va a rapportarsi con esso.

Abbiamo detto che il Nano dell’illusione non comunica con il Gigante del nostro profondo, poiché il Nano sa solo acquisire concetti, programmare tempi, gestire quantità.
Cioè il Nano si esprime con oggetti che nel mondo profondo del Gigante non hanno alcun significato.

L’arte, invece, parla proprio il linguaggio che viene compreso dal nostro io profondo, dal Gigante.
Cioè l’arte ha il potere di comunicare con la nostra parte più profonda ed esercitare in questo modo la facoltà di domare i moti casuali delle sue pulsioni.
È uno straordinario strumento che può essere esercitato deliberatamente, cioè per scelta della nostra parte razionale. Questa combina semplicemente l’incontro fra noi e lei, e questo permette di addomesticare la parte emotiva e guidarla verso i migliori stati interiori, che, come abbiamo visto, assicurano, oltre al benessere dell’individuo, anche la sua realizzazione.

La cattedrale.  Immaginate di trovarvi nella piazza di una città storica. Scegliete voi quale. In Italia ce ne sono tante. C’è poca gente in giro. È una bellissima giornata di sole.

Voi state camminando verso la cattedrale. Raggiungete la porta e la varcate. Le pareti sono magnificamente affrescate. Camminate lentamente e sui vostri occhi scorrono forme, immagini, decorazioni di stupefacente bellezza. Arrivati alla fine di un ciclo di affreschi attraversate il transetto e vi spostate sulla parte opposta dove si sviluppa un’altra serie di opere. Risalite lentamente, sempre ammirando le stupende pitture che trovate.
Infine uscite dalla porta per tornare sulla piazza.

Cosa è accaduto in questo tempo all’interno di voi?

Per tutto il periodo in cui siete stati a contatto con l’arte, avete vissuto uno stato emotivo superiore. Proprio quello che abbiamo definito di pace interiore.

Un esercizio frequente e costante dell’arte, un regolare incontro con la bellezza espressa nelle sue diverse forme, favorisce lo stabilizzarsi di uno stato interiore utile. Proprio quello stato di pace che dispone la nostra parte più profonda nella condizione migliore per la realizzazione dell’essere umano e delle sue aspirazioni, e consente la sua evoluzione verso il conseguimento di un’autentica libertà.

Questo è il motivo per cui sull’arte si gioca uno dei più importanti aspetti della vita e della sorte di molti esseri umani, così come quella di intere popolazioni.

Questo è l’unico e vero scopo per cui si è prodotta e si produce arte, che gli artisti ne siano consapevoli o meno.

Non vi sarà sfuggito che l’elevato grado di civiltà di un popolo è sempre accompagnato da un alto livello della sua produzione artistica e culturale.

Così come per un singolo individuo, la qualità della vita, lo stato sociale e di benessere personale sono normalmente proporzionali al suo grado di cultura e di capacità di percepire la qualità nelle cose.
Tutti attributi che l’esercizio dell’arte contribuisce significativamente a sviluppare.

L’arte rappresenta un mezzo potentissimo di crescita personale. Uno strumento, anche se non l’unico, che contribuisce a che una vita possa raggiungere un suo specifico compimento.

I falsi artisti. Vediamo cosa avviene invece quando L’arte si presenta in quelle forme che sono state proposte dapprima nella modernità e che hanno poi dato origine a quella che viene indicata come Arte Contemporanea.







Prendiamo tre opere simbolo di questo tipo di espressione.

Quest’opera si chiama “concetto spaziale”. 

Quest’altra è un noto esempio di “Arte concettuale”. 

Questa ancora è un’opera che è fatta per metà da un oggetto e per l’altra metà da un titolo. Insomma è una tipologia di espressione che rinuncia totalmente alla forma estetica per affidarsi a delle associazioni di pensiero.

Si tratta di opere che per funzionare hanno bisogno di una “spiegazione”, cioè di un processo che si esplica interamente su un piano teorico e dialettico.

Ma noi abbiamo visto che il territorio dei concetti, delle associazioni, di tutto ciò che va capito, non è quello del nostro profondo, ma piuttosto quello razionale cosciente, cioè il Nano!

In altre parole, queste forme di espressione non si rivolgono al nostro profondo, al Gigante. Parlano lo stesso linguaggio del Nano dell’illusione.
Cioè alimentano l’illusione stessa!

Non producono nessun effetto sulla nostra parte irrazionale. Pertanto non hanno alcuna ricaduta in termini di sviluppo di sensibilità, di trasporto su piani emotivi virtuosi, di crescita personale.
Sono un inganno che cavalca la nostra parte illusoria. Sono lo sciogliersi di un groviglio di nozioni teoriche, forzose e coercitive, che per la nostra evoluzione sono quanto di più inutile e deleterio.

Nel fruire di queste opere non state realmente godendo degli effetti positivi tipici dell’incontro con l’arte. State solo incamerando informazioni sterili artificiosamente architettate per la loro interpretazione, che rafforzano il vostro bagaglio nozionistico e uniformano voi stessi alla superficiale convinzione che si può controllare la propria vita solo utilizzando le proprie funzioni razionali, prescindendo dalla sensibilità che si è sviluppata nei confronti della realtà.

Una sorta di iniezione di stupidità introdotta sotto forma di educazione artistica.

Queste forme d’arte sono delle vere e proprie sostanze tossiche per l’individuo che decide di farle proprie, e in generale inquinano l’inclinazione naturale di ogni individuo verso la ricerca della propria autenticità.

Anche perché, si fanno avvicinare dal pubblico tramite un meccanismo subdolo, che fa leva sulla necessità di essere aggiornati ed in linea con il proprio tempo.

Spostare la definizione di arte, da quella della tradizione, che in decine di secoli si è raffinata per raggiungere al meglio gli obbiettivi di contatto con la natura più profonda dell’essere umano per farla evolvere al meglio, a quella di queste forme sterili, costruite su teorie scombinate sciorinate da finti intellettuali, che non producono nessun effetto sul nostro sensibile, significa sottrarre agli individui uno dei più potenti strumenti di sviluppo della propria personalità.

Un capolavoro. Sì, ma non di arte. Di potere e di controllo sugli individui, che, così nutriti, si mantengono insensibili, ubbidienti, addormentati e domabili.