Il modello dell’Iceberg di Gustav
Fechner. Per capire
come l’Arte si rapporta con la Psiche occorre prima ricordare come funziona la
Psiche.
Questo
modello, molto noto a tutti, ci ricorda come sono distribuiti i suoi territori.
Il nano dell’illusione. Quel territorio della nostra psiche che
emerge corrisponde a tutto ciò che ciascuno conosce di sé.
Qui risiedono
le nostre idee. L’ideologia alla quale abbiamo aderito. Le nostre ambizioni, gli
obbiettivi che ci siamo proposti e le strategie, i tempi, le scadenze per raggiungerli.
È il
territorio della pianificazione del tempo, del calcolo, dei numeri.
Qui risiede la capacità di cogliere ed incamerare concetti.
Questa parte
però, altro non è che un’illusione.
Questo “io”
consapevole è un Nano che agisce credendo di riuscire a controllare in qualche
modo il mondo in cui si muove.
E si muove ignaro che al di sotto c’è un Gigante, nascosto, esteso dieci
volte tanto, che è il vero padrone
della realtà. La determina e la genera continuamente.
Esempi di realizzazione.
Quello che
accade, Il più delle volte, ad esempio, è che le persone si danno degli
obbiettivi a livello cosciente. Ma, pur tendendo verso la loro realizzazione,
non arrivano mai a raggiungerli appieno. E questi rimangono per sempre “il
sogno di una vita”.
(1) Ammettiamo che a livello del Nano
dell’illusione ci si sia dato il proposito di affermarsi attraverso una considerevole
realizzazione economica.
Si vuole diventare ricchi. Molto ricchi.
Da quando si
è maturato questo proposito è passato del tempo. Ma quello che si è andato realizzando
è che la persona magari vive sì una vita economicamente dignitosa, ma non arriva
mia ai livelli che si era effettivamente prefissata.
Naturalmente
si attribuisce la responsabilità di questo obbiettivo mancato a circostanze
esterne sfavorevoli. “C’è la crisi, Il mercato non risponde, il socio che mi
sono scelto si è rivelato meno efficiente”.
A nulla
varrà far notare il fatto che nel frattempo, qualcun altro quello stesso
obiettivo invece lo ha centrato nonostante la crisi e il mercato.
O constatare che la scelta del socio è comunque una scelta autonoma.
Il fenomeno
invece si spiega a livello del Gigante. Se quello che ci si era prefissati non
sta avvenendo, il vero motivo è che, evidentemente, a livello profondo ci sono
delle resistenze che ne impediscono la realizzazione piena.
Questo è la
reale ragione di ciò che è avvenuto.
(2) Altre volte accade invece che si arriva ad una
propria realizzazione, ma non nel campo in cui ci si era proposti di farlo.
Supponiamo per esempio che, a livello cosciente, cioè secondo la volontà del Nano
dell’illusione, si aspiri a diventare uno sportivo di successo.
La persona Inizia a impegnarsi per raggiungere questo obiettivo. Ma le
circostanze, nel tempo, faranno sì che si ritrovi a diventare, ad esempio, un
insegnate.
Un insegnante molto bravo ed apprezzato che fa il suo mestiere con passione e che
da questo trae anche grandi soddisfazioni.
Anche questa
volta, ciò avviene perché hanno prevalso attitudini e tendenze della natura
inconscia dell’individuo contenuti qui, nel Gigante del proprio inconscio.
(3) Vediamo ancora un ultimo caso.
Il Nano dell’illusione si è dato l’obbiettivo di vivere nella ricchezza e
nell’abbondanza. Ciò che avviene invece è che, man mano che la persona si adopera
nella realtà, incappa in circostanze che lo impoveriscono sempre di più.
Quando
accade questo in una vita le cose si mettono male.
La parte più profonda, il Gigante, non solo non corrisponde l’intento del Nano,
ma si muove in senso opposto.
Questa è necessariamente
una situazione di frustrazione.
Attenzione! La
frustrazione non è data dalla condizione in se stessa. Nel caso specifico dalla
povertà. La povertà in se stessa, non
è necessariamente una condizione negativa. Ad esempio, per un mistico, un
asceta, la povertà non solo non è un problema, ma è addirittura un territorio
di realizzazione.
La frustrazione
è data dall’opposizione fra queste due forze contrarie. L’ambizione del Nano e
la reale tendenza del Gigante.
E, come sempre,
tutto ciò che si realizza appare come completamente affidato al caso ed alla
contingenza.
Sintesi. Ad ogni modo, ciò che va compreso dagli
esempi fatti, è che nella vita si realizza sempre quello che siamo a livello
profondo, a prescindere da quelle che sono le nostre aspirazioni coscienti.
Insomma. Quando
a prendere una decisione sono un Nano e un Gigante, è sempre il Gigante che,
essendo il più forte, riesce ad avere ragione.
Ecco perché diciamo
che il Nano vive nell’illusione.
Incomunicabilità. Un’altra cosa importante da capire è
che il Nano e il Gigante non comunicano fra loro.
Il Nano dell’illusione, lo abbiamo detto, parla un linguaggio fatto di calcoli,
tempi, numeri, valori, concetti.
Tutte queste
cose per il Gigante non hanno nessun significato.
Il Gigante. Ma allora come funziona il Gigante?
I fenomeni
che riguardano la nostra parte più profonda, consistono di un susseguirsi di flussi
di energie che accendono e spengono ininterrottamente pulsioni.
Attrazioni e repulsioni.
Un caos di oscillazioni che generano un’emotività
a tratti positiva, altre volte negativa.
Incorrendo
in situazioni specifiche possono attivarsi moti di aggressività, desiderio,
turbamento, vitalità.
Ricordi
piacevoli attivano stati d’animo positivi. Altri invece ci precipitano nella
depressione. Quando il pensiero si rivolge al futuro può dare angoscia, oppure
speranza.
Il tempo di
una vita è contraddistinto da questo altalenare.
Queste
oscillazioni tendono ad essere indipendenti e incontrollate e tanto più sono
ampie, tanto più la condizione dell’essere umano è una condizione di malessere.
Esempio del tossicodipendente. Una persona fortemente dipendente
da droghe, ad esempio, passa da forti stati depressivi in cui prova rammarico,
rabbia nei confronti del mondo e disagi di ogni tipo, a momenti di estasi
estrema dopo l’assunzione di sostanze, ma solo finché ne è attivo l’effetto.
In generale,
chi, per qualsiasi ragione, ha uno scarso controllo sul proprio stato emotivo,
rischia, in momenti di negatività, di compiere gesti scriteriati, come ad
esempio aggredire qualcuno che in quel momento riflette un fastidio, o, in
momenti di euforia, prendere con troppa leggerezza decisioni azzardate concedendo
fiducia a situazioni che, ad un’attenta valutazione, non la meriterebbero.
Naturalmente
i risultati di questi gesti, il più delle volte, consistono nel dover passare lunghi
periodi a pagarne il prezzo.
Ed è così che la vita di questi individui si riempie di situazioni pesanti.
Le oscillazioni. La maggior parte delle persone non
vive oscillazioni così ampie. Tuttavia questo andamento confuso e caotico è
sempre piuttosto presente, anche se molto meno marcato.
Questo continuo
oscillare della parte profonda, per la verità, non è la condizione migliore per
una realizzazione piena dell’essere umano, poiché vivere in balia della propria
emotività, non consente una centratura utile sugli obiettivi che ci si è dati.
Questo
oscillare, oltre ad essere uno spreco di energie, porta a rispondere di più di
paure e di timori che non di passioni e desideri autentici.
Per questo
la maggior parte delle persone non può che ambire a obbiettivi piuttosto
modesti, e soprattutto, a guidare la vita finiscono per essere sempre gli istinti
più radicati, che spesso sono dei blocchi limitanti.
La condizione ideale. Ma allora quale è la condizione
ideale in cui un individuo trova la sua massima espressione e dalla quale
possono emergere energie notevoli che permettono di aspirare alla propria
realizzazione e alla propria libertà?
Intanto non
è difficile immaginare che questa si manifesti con un’emotività positiva. Ma questa
positività non si attesta su alti livelli, dove governa l’euforia, l’ebrezza, l’orgasmo,
che sono comunque degli stati alterati.
Ma piuttosto
lì, dove le emozioni sono sì positive, ma più sottili.
E in questa loro natura moderata possono trovare una loro stabilità.
Questa
condizione, di emotività positiva, tenue ma costante, può forse corrispondere a
quel qualcosa a cui ci riferiamo quando parliamo di “felicità”.
Uno stato costante di “gioia di vivere”.
“Felicità” e “gioia di vivere” sono senz’altro espressioni appropriate per
indicare questo stato. Tuttavia c’è un altro termine che lo definisce meglio di
altri.
“Pace”. Una
sorta di pace interiore.
Le intuizioni. Questa condizione è l’unica che
consente l’insorgere di intuizioni.
Le
intuizioni, pochi lo sanno, ma sono una delle cose più studiate al mondo.
E non c’è da
meravigliarsi di questo. Avere un controllo sulle proprie intuizioni è una
delle ambizioni più grandi dell’essere umano. Un’intuizione può cambiare le
sorti di una vita. Un’intuizione può trasformare una realtà. Un’intuizione può
cambiare il mondo. Ogni volta che il mondo è cambiato è stato perché qualcuno
ha avuto un’intuizione.
Delle
intuizioni si sa ben poco in verità.
Non si sa da
dove arrivino. Sono dei veri e propri doni divini. Però sappiamo che arrivano
sempre su un qualcosa in cui siamo solitamente molto concentrati.
È molto
improbabile, ad esempio, che io possa avere un’intuizione in campo di fisica
nucleare. Visto che io mi interesso di questo molto raramente e mai in maniera
veramente approfondita.
L’intuizione
arriva sì su qualcosa su cui siamo spesso concentrati, tuttavia, quasi mai
arriva nel momento stesso in cui siamo concentrati.
L’intuizione può sopraggiunge in un attimo qualunque, mentre ad esempio stiamo
pagando una cosa che abbiamo preso al bar.
Una cosa certa
che si sa sull’intuizione è che sopraggiunge solo quando ci troviamo in quello specifico
stato emotivo. Quello di costante pace interiore.
E questo purtroppo
è un gioco perverso che fa la vita. Perché spesso abbiamo bisogno di
un’intuizione proprio per uscire da un problema. Ma il problema, quando sopraggiunge,
fa normalmente precipitare la nostra emotività verso stati negativi. Ovvero, ci
allontana da quell’unico stato in cui l’intuizione può generarsi.
Questo non
significa che un problema non potrà mai essere risolto da un’intuizione. Ma occorre
prima attendere un tempo in cui l’individuo riesca ad accettare la nuova spiacevole
condizione apportata dal problema. Questa accettazione riporterà lentamente lo
stato psichico verso le sue normali oscillazioni. Se, nella casualità di questo
stato, dovesse sopraggiungere un periodo di pace interiore, allora si apre la
possibilità che arrivi l’intuizione che ci porta la soluzione del problema.
L’effetto dell’Arte. Bene. Ora che abbiamo preso visione
del complesso sistema della psiche umana, vediamo come l’arte va a rapportarsi
con esso.
Abbiamo
detto che il Nano dell’illusione non comunica con il Gigante del nostro
profondo, poiché il Nano sa solo acquisire concetti, programmare tempi, gestire
quantità.
Cioè il Nano si esprime con oggetti che nel mondo profondo del Gigante non
hanno alcun significato.
L’arte,
invece, parla proprio il linguaggio che viene compreso dal nostro io profondo, dal
Gigante.
Cioè l’arte ha il potere di comunicare con la nostra parte più profonda ed esercitare
in questo modo la facoltà di domare i moti casuali delle sue pulsioni.
È uno straordinario strumento che può essere esercitato deliberatamente, cioè per
scelta della nostra parte razionale. Questa combina semplicemente l’incontro
fra noi e lei, e questo permette di addomesticare la parte emotiva e guidarla
verso i migliori stati interiori, che, come abbiamo visto, assicurano, oltre al
benessere dell’individuo, anche la sua realizzazione.
La cattedrale. Immaginate di trovarvi nella piazza di una
città storica. Scegliete voi quale. In Italia ce ne sono tante. C’è poca gente
in giro. È una bellissima giornata di sole.
Voi state
camminando verso la cattedrale. Raggiungete la porta e la varcate. Le pareti sono
magnificamente affrescate. Camminate lentamente e sui vostri occhi scorrono
forme, immagini, decorazioni di stupefacente bellezza. Arrivati alla fine di un
ciclo di affreschi attraversate il transetto e vi spostate sulla parte opposta
dove si sviluppa un’altra serie di opere. Risalite lentamente, sempre ammirando
le stupende pitture che trovate.
Infine uscite dalla porta per tornare sulla piazza.
Cosa è accaduto
in questo tempo all’interno di voi?
Per tutto il
periodo in cui siete stati a contatto con l’arte, avete vissuto uno stato
emotivo superiore. Proprio quello che abbiamo definito di pace interiore.
Un esercizio
frequente e costante dell’arte, un regolare incontro con la bellezza espressa nelle
sue diverse forme, favorisce lo stabilizzarsi di uno stato interiore utile. Proprio
quello stato di pace che dispone la nostra parte più profonda nella condizione
migliore per la realizzazione dell’essere umano e delle sue aspirazioni, e
consente la sua evoluzione verso il conseguimento di un’autentica libertà.
Questo è il
motivo per cui sull’arte si gioca uno dei più importanti aspetti della vita e della
sorte di molti esseri umani, così come quella di intere popolazioni.
Questo è
l’unico e vero scopo per cui si è prodotta e si produce arte, che gli artisti
ne siano consapevoli o meno.
Non vi sarà
sfuggito che l’elevato grado di civiltà di un popolo è sempre accompagnato da
un alto livello della sua produzione artistica e culturale.
Così come per
un singolo individuo, la qualità della vita, lo stato sociale e di benessere
personale sono normalmente proporzionali al suo grado di cultura e di capacità
di percepire la qualità nelle cose.
Tutti attributi che l’esercizio dell’arte contribuisce significativamente a
sviluppare.
L’arte rappresenta
un mezzo potentissimo di crescita personale. Uno strumento, anche se non
l’unico, che contribuisce a che una vita possa raggiungere un suo specifico compimento.
I falsi artisti. Vediamo cosa avviene invece quando L’arte
si presenta in quelle forme che sono state proposte dapprima nella modernità e
che hanno poi dato origine a quella che viene indicata come Arte Contemporanea.
Prendiamo
tre opere simbolo di questo tipo di espressione.
Quest’opera
si chiama “concetto spaziale”.
Quest’altra è un noto esempio di “Arte concettuale”.
Questa ancora è un’opera che è fatta per metà da un oggetto e per
l’altra metà da un titolo. Insomma è una tipologia di espressione che rinuncia
totalmente alla forma estetica per affidarsi a delle associazioni di pensiero.
Si tratta di
opere che per funzionare hanno bisogno di una “spiegazione”, cioè di un
processo che si esplica interamente su un piano teorico e dialettico.
Ma noi
abbiamo visto che il territorio dei concetti, delle associazioni, di tutto ciò
che va capito, non è quello del nostro profondo, ma piuttosto quello razionale
cosciente, cioè il Nano!
In altre
parole, queste forme di espressione non si rivolgono al nostro profondo, al
Gigante. Parlano lo stesso linguaggio del Nano dell’illusione.
Cioè alimentano l’illusione stessa!
Non producono
nessun effetto sulla nostra parte irrazionale. Pertanto non hanno alcuna ricaduta
in termini di sviluppo di sensibilità, di trasporto su piani emotivi virtuosi, di
crescita personale.
Sono un inganno che cavalca la nostra parte illusoria. Sono lo sciogliersi di
un groviglio di nozioni teoriche, forzose e coercitive, che per la nostra
evoluzione sono quanto di più inutile e deleterio.
Nel fruire
di queste opere non state realmente godendo degli effetti positivi tipici
dell’incontro con l’arte. State solo incamerando informazioni sterili artificiosamente
architettate per la loro interpretazione, che rafforzano il vostro bagaglio nozionistico
e uniformano voi stessi alla superficiale convinzione che si può controllare la
propria vita solo utilizzando le proprie funzioni razionali, prescindendo dalla
sensibilità che si è sviluppata nei confronti della realtà.
Una sorta di
iniezione di stupidità introdotta sotto forma di educazione artistica.
Queste forme
d’arte sono delle vere e proprie sostanze tossiche per l’individuo che decide
di farle proprie, e in generale inquinano l’inclinazione naturale di ogni
individuo verso la ricerca della propria autenticità.
Anche
perché, si fanno avvicinare dal pubblico tramite un meccanismo subdolo, che fa
leva sulla necessità di essere aggiornati ed in linea con il proprio tempo.
Spostare la
definizione di arte, da quella della tradizione, che in decine di secoli si è
raffinata per raggiungere al meglio gli obbiettivi di contatto con la natura più
profonda dell’essere umano per farla evolvere al meglio, a quella di queste
forme sterili, costruite su teorie scombinate sciorinate da finti intellettuali,
che non producono nessun effetto sul nostro sensibile, significa sottrarre agli
individui uno dei più potenti strumenti di sviluppo della propria personalità.
Un capolavoro.
Sì, ma non di arte. Di potere e di controllo sugli individui, che, così nutriti,
si mantengono insensibili, ubbidienti, addormentati e domabili.