martedì 31 maggio 2022

I critici. Gli assassini dell'arte (Video)

 




Più volte mi è stato detto: “Visto che ce l’hai così tanto con i critici, perché non indichi tu quali sono le forme d’arte da considerare valide?”

Non riesco a smettere di stupirmi di come, decenni di informazione perversa, abbiano educato la massa ad un pensiero così aberrante.

La cosa più drammatica è che, chi pone una domanda del genere, è totalmente convinto di esprimere un pensiero legittimo e razionale.

Evidentemente non percepisce l’abisso del controsenso di ciò che sta dicendo.

In altre parole, a me, che ho argomentato tantissime volte sul fatto che i critici siano di fatto gli assassini dell’arte, viene chiesto: “Perché non ti metti anche tu a fare il critico?”

Passato lo stupore per la tanta ingenuità, prendo atto che nella massa si è cronicizzato un meccanismo di dipendenza senza più soluzione.

Ovvero l’uomo medio non riesce più a riconoscere un contenuto come artisticamente valido se non c’è qualcuno di autorevole che glielo indica come tale.

È drammatico. È un atteggiamento da schiavo. 

Lo schiavo che chiede al padrone cosa deve farsi piacere.

In cambio verrà premiato con un: “Bravo! Tu dimostri di essere meritevole di far parte del branco”

È uno dei tanti sintomi di un sonno della coscienza che somiglia più ad un coma che ad un semplice addormentamento.

Anche se sono convinto che queste persone siano irrimediabilmente perse, una qualche indicazione va comunque offerta, seppure sia talmente scontata che è quasi umiliante doverla dare.

Cominciamo col dire che, in ogni individuo, esiste una parte che, nel suo muoversi nel mondo, ha la capacità di cogliere e farsi attrarre da tutto ciò che è espressione di bellezza.

Quella parte si attiva, ad esempio, di fronte ad un prato fiorito, quando compare un bel paesaggio. Quando si incontra una persona (un donna o un uomo) particolarmente bella.

I segnali del suo attivarsi sono facilissimi da riconoscere.

Consistono nel fatto che, quando ciò accade, l’attenzione si sposta in tempi brevissimi sull’oggetto che viene percepito come bello e si prova un sottile piacere a mantenerla su di esso.

Questo meccanismo è facilmente constatabile con gli oggetti che ho preso come esempio (dei fiori, un paesaggio, una persona)

Con un’opera d’arte lo è molto di più.

Infatti, se gli oggetti detti possono funzionare in questo senso per una loro dote casuale, le opere d’arte invece sono state volutamente create dagli artisti allo scopo di muovere quella parte dell’uomo che riconosce e si mette in contatto con la bellezza.

E il fruitore, da parte sua, volutamente va incontro all’opera per soddisfare le esigenze di quella stessa parte. 

Una volta capito questo … il critico … a cosa serve?

Ma di fronte a questa osservazione, l’indottrinato ormai senza speranza, immancabilmente si agita e corre a ricordarti che ….

“… No! L’arte come espressione di bellezza è un concetto vecchio. Aggiornati!
L’opera d’arte da molto tempo ormai si è liberata dal compito di esprimere bellezza!

E dunque esprime qualcos’altro che va necessariamente studiato, spiegato, capito!”

Lasciamo l’indottrinato stramazzare nell’abisso del ridicolo in cui sta precipitando.

E aggiungiamo un’altra considerazione, questa volta un po’ meno scontata, che ci dimostra che, il fatto che in arte non si debba più esprimere bellezza, è quanto di più distorto e falso si possa affermare.

Tutto parte da una mancata percezione delle dimensioni dell’oggetto di cui stiamo trattando, appunto: l’arte.

Per riacquistare una giusta percezione usciamo per un attimo dal discorso che la riguarda.

Ora vi chiedo di indovinare quanto può essere alto questo albero.

Quale di queste tre misure è più probabile? 80 cm, 8 metri, 80 metri?

Beh! La risposta ovviamente è facilissima.

Adesso, invece vi chiederò: quanto dista la terra dalla luna? 40.000 km o 400.000 km o 4 milioni di km?

Come si può vedere la risposta questa volta non è altrettanto immediata.

Eppure anche la terra e la luna sono oggetti che si trovano quotidianamente sotto i nostri occhi, esattamente come gli alberi.

Ma c’è un motivo ben preciso del perché sia così diverso intuire la misura nei due casi.

L’altezza dell’albero è dello stesso ordine di grandezza della stragrande maggioranza degli oggetti di cui siamo circondati ogni momento, che normalmente vanno da pochi centimetri a qualche decina di metri.

Mente la distanza fra terra e luna è un qualcosa di così lontano dalla nostra realtà quotidiana che la mente non riesce a contenerla e dunque sfugge completamente alla nostra percezione.

Questo che abbiamo appena sperimentato per le dimensioni in termini di spazio, avviene anche per quelle in termini di tempo.

L’arte, seppure abbia avuto una sua evoluzione storica, è stata sempre espressione di bellezza fin dalle sue primissime manifestazioni.

E per secoli e secoli di storia ha portato con sé questo indiscutibile principio.

Ora, nella modernità si sarebbe operata, in una manciata di decenni, una sterzata folle di questo principio, dichiarando che l’arte non debba rappresentare necessariamente il bello.

Quella manciata di decenni, come accade con l’altezza dell’albero, è un tempo che la mente umana percepisce bene, visto che anche le esperienze della vita, e la vita stessa, possono avere una durata, appunto, di pochi decenni.

Ma la mente, allo stesso modo di come non coglie la distanza fra la terra e la luna, si perde nel concepire quel lunghissimo tempo fatto di secoli e secoli di storia in cui l’essenza dell’arte si è definita.

E si è definita attraverso una lunghissima ricerca che ha coinvolto decine di generazioni.
Donne e uomini, talvolta portatori di talenti unici, che hanno esplorato le esigenze artistiche dell’uomo in maniera profondissima.

Dunque, il dire “l’arte ormai non è più espressione di bellezza” è il frutto della pochezza con cui questi finti intellettuali sciagurati (detti critici) hanno misurato la storia con il metro della propria misera esistenza.

Questo tempo, confrontato con la lunga e densa storia della produzione artistica, è una minuzia insignificante.

I critici pretendono pateticamente di farlo essere il tempo di un cambiamento epocale.

Questi finti intellettuali (detti critici), passeranno alla storia per essere espressione di un periodo in cui la stupidità è stata l’elemento dominante del pensiero umano.

E di quella stupidità rappresenteranno gli esempi di massima manifestazione.

Questo periodo per fortuna si sta chiudendo, e purtroppo, nel suo finire, lascerà una scia di sporcizie che le generazioni future dovranno pazientemente ripulire.

( … e comunque … la distanza della terra dalla luna è di circa 400.000 km)