Più volte mi è stato detto: “Visto che ce l’hai così tanto con i critici, perché non indichi tu quali sono le forme d’arte da considerare valide?”
Non riesco a
smettere di stupirmi di come, decenni di informazione perversa, abbiano educato
la massa ad un pensiero così aberrante.
La cosa più
drammatica è che, chi pone una domanda del genere, è totalmente convinto di esprimere
un pensiero legittimo e razionale.
Evidentemente
non percepisce l’abisso del controsenso di ciò che sta dicendo.
In altre
parole, a me, che ho argomentato tantissime volte sul fatto che i critici siano
di fatto gli assassini dell’arte, viene chiesto: “Perché non ti metti anche tu a
fare il critico?”
Passato lo
stupore per la tanta ingenuità, prendo atto che nella massa si è cronicizzato un
meccanismo di dipendenza senza più soluzione.
Ovvero
l’uomo medio non riesce più a riconoscere un contenuto come artisticamente
valido se non c’è qualcuno di autorevole che glielo indica come tale.
È
drammatico. È un atteggiamento da schiavo.
Lo schiavo che
chiede al padrone cosa deve farsi piacere.
In cambio
verrà premiato con un: “Bravo! Tu dimostri di essere meritevole di far parte del branco”
È uno dei
tanti sintomi di un sonno della coscienza che somiglia più ad un coma che ad un
semplice addormentamento.
Anche se
sono convinto che queste persone siano irrimediabilmente perse, una qualche
indicazione va comunque offerta, seppure sia talmente scontata che è quasi
umiliante doverla dare.
Cominciamo
col dire che, in ogni individuo, esiste una parte che, nel suo muoversi nel
mondo, ha la capacità di cogliere e farsi attrarre da tutto ciò che è
espressione di bellezza.
Quella parte si attiva, ad esempio, di fronte ad un prato fiorito, quando compare un bel paesaggio. Quando si incontra una persona (un donna o un uomo) particolarmente bella.
I segnali
del suo attivarsi sono facilissimi da riconoscere.
Consistono nel
fatto che, quando ciò accade, l’attenzione si sposta in tempi brevissimi
sull’oggetto che viene percepito come bello e si prova un sottile piacere a
mantenerla su di esso.
Questo
meccanismo è facilmente constatabile con gli oggetti che ho preso come esempio
(dei fiori, un paesaggio, una persona)
Con un’opera
d’arte lo è molto di più.
Infatti, se
gli oggetti detti possono funzionare in questo senso per una loro dote casuale,
le opere d’arte invece sono state volutamente create dagli artisti allo scopo
di muovere quella parte dell’uomo che riconosce e si mette in contatto con la
bellezza.
E il
fruitore, da parte sua, volutamente va incontro all’opera per soddisfare le
esigenze di quella stessa parte.
Una volta capito
questo … il critico … a cosa serve?
Ma di fronte
a questa osservazione, l’indottrinato ormai senza speranza, immancabilmente si
agita e corre a ricordarti che ….
“… No! L’arte
come espressione di bellezza è un concetto vecchio. Aggiornati!
L’opera d’arte da molto tempo ormai si è liberata dal compito di esprimere
bellezza!
E dunque
esprime qualcos’altro che va necessariamente studiato, spiegato, capito!”
Lasciamo
l’indottrinato stramazzare nell’abisso del ridicolo in cui sta precipitando.
E aggiungiamo
un’altra considerazione, questa volta un po’ meno scontata, che ci dimostra che,
il fatto che in arte non si debba più esprimere bellezza, è quanto di più
distorto e falso si possa affermare.
Tutto parte
da una mancata percezione delle dimensioni dell’oggetto di cui stiamo
trattando, appunto: l’arte.
Per riacquistare
una giusta percezione usciamo per un attimo dal discorso che la riguarda.
Ora vi chiedo di indovinare quanto può essere alto questo albero.
Quale di queste tre misure è più probabile? 80 cm, 8 metri, 80 metri?
Beh! La
risposta ovviamente è facilissima.
Adesso, invece vi chiederò: quanto dista la terra dalla luna? 40.000 km o 400.000 km o 4 milioni di km?
Come si può
vedere la risposta questa volta non è altrettanto immediata.
Eppure anche
la terra e la luna sono oggetti che si trovano quotidianamente sotto i nostri
occhi, esattamente come gli alberi.
Ma c’è un
motivo ben preciso del perché sia così diverso intuire la misura nei due casi.
L’altezza
dell’albero è dello stesso ordine di grandezza della stragrande maggioranza
degli oggetti di cui siamo circondati ogni momento, che normalmente vanno da
pochi centimetri a qualche decina di metri.
Mente la
distanza fra terra e luna è un qualcosa di così lontano dalla nostra realtà
quotidiana che la mente non riesce a contenerla e dunque sfugge completamente
alla nostra percezione.
Questo che abbiamo
appena sperimentato per le dimensioni in termini di spazio, avviene
anche per quelle in termini di tempo.
L’arte,
seppure abbia avuto una sua evoluzione storica, è stata sempre espressione di
bellezza fin dalle sue primissime manifestazioni.
E per secoli
e secoli di storia ha portato con sé questo indiscutibile principio.
Ora, nella
modernità si sarebbe operata, in una manciata di decenni, una sterzata folle di
questo principio, dichiarando che l’arte non debba rappresentare
necessariamente il bello.
Quella
manciata di decenni, come accade con l’altezza dell’albero, è un tempo che la
mente umana percepisce bene, visto che anche le esperienze della vita, e la
vita stessa, possono avere una durata, appunto, di pochi decenni.
Ma la mente,
allo stesso modo di come non coglie la distanza fra la terra e la luna, si
perde nel concepire quel lunghissimo tempo fatto di secoli e secoli di storia
in cui l’essenza dell’arte si è definita.
E si è
definita attraverso una lunghissima ricerca che ha coinvolto decine di
generazioni.
Donne e uomini, talvolta portatori di talenti unici, che hanno esplorato le
esigenze artistiche dell’uomo in maniera profondissima.
Dunque, il
dire “l’arte ormai non è più espressione di bellezza” è il frutto della
pochezza con cui questi finti intellettuali sciagurati (detti critici) hanno
misurato la storia con il metro della propria misera esistenza.
Questo
tempo, confrontato con la lunga e densa storia della produzione artistica, è
una minuzia insignificante.
I critici pretendono
pateticamente di farlo essere il tempo di un cambiamento epocale.
Questi finti
intellettuali (detti critici), passeranno alla storia per essere espressione di
un periodo in cui la stupidità è stata l’elemento dominante del pensiero umano.
E di quella
stupidità rappresenteranno gli esempi di massima manifestazione.
Questo periodo
per fortuna si sta chiudendo, e purtroppo, nel suo finire, lascerà una scia di
sporcizie che le generazioni future dovranno pazientemente ripulire.
( … e
comunque … la distanza della terra dalla luna è di circa 400.000 km)