Ludopatia. Tutti oggi conoscono
il significato di questa parola.
Un tempo era riservata ai soli
tecnici. Psicologi e studiosi del comportamento umano. Oggi, a causa della
grande diffusione del disturbo, il termine è diventato di uso comune.
Sembra non esserci niente di
buono in questo. Ed in effetti è così. Tuttavia, a voler cercare il positivo
ovunque, bisogna ammettere che questo fatto ha aperto la coscienza collettiva proprio
in tema di dipendenze.
Un tempo, a livello popolare, il
concetto di dipendenza era riservato alle sole sostanze d’abuso. Cocaina,
eroina ed altre. Al più si osava estenderlo al tabacco, all’alcool o alla
caffeina.
Oggi invece, proprio in seguito
alla grande diffusione del gioco d’azzardo, tutti sono consapevoli che una
dipendenza possa avere una natura diversa da quella chimica e possa trovare la
sua origine in gesti e comportamenti della più svariata natura che con l’assunzione
di una sostanza non hanno nulla a che fare.
In altre parole, si è maturata la
coscienza che si può anche dipendere da cose che non sono droghe.
‘Dipendere’ significa che i requisiti
di felicità o infelicità vengono attribuiti ad una condizione esterna. L’assenza
di questa condizione è motivo di forte malessere interiore così come la presenza
è scaturigine di appagamento.
Quando questo meccanismo è
attivo, l’essere umano somiglia ad una macchina che si adopera alla ripetizione
coatta di un gesto. Spesso il confine fra una naturale tendenza e una
dipendenza è molto sfumato. E questo rende tutto enormemente più complicato.
Dipendenze insidiose potrebbero
essere, ad esempio, il giudizio degl’altri, l’appartenenza ad un gruppo, la
vicinanza di una particolare persona e molto altro. Il fenomeno coinvolge moltissimi
individui purtroppo.
Essere emancipati da questo tipo
di meccanismi invece significa aver raggiunto la più autentica condizione di
libertà.
La vera natura di queste
dipendenze è materia di studio da anni di discipline alle quali si sono
applicate innumerevoli menti elette. Pertanto lasceremo a quelle le
considerazioni tecniche più raffinate.
Quello che ci preme fare in
questa trattazione è solamente una distinzione, che ha però un’importanza molto
rilevante.
Ci sono dipendenze che, nel
momento in cui agiscono, causano un danno solo a chi ne è schiavo. Le
dipendenze da sostanze sono l’esempio più concreto. Se una persona si droga,
nuoce a sé stessa. Non nuoce a qualcun altro.
In realtà, per completezza, dovremmo
aggiungere che questa persona, persistendo nella condizione di
tossicodipendenza, potrà essere causa di forte dispiacere a tutti coloro che
hanno con lei un legame affettivo. Anche la società subisce un danno a causa dal
potenziale inespresso dall’individuo che si droga. Inoltre, consumando droga, questa
persona favorisce l’attività criminale. Tutto molto grave … ma niente di più!
C’è una forma di dipendenza
invece che, nel suo attuarsi, moltiplica i danni a livelli inimmaginabili ben
al di fuori della sola persona che ne è affetta.
È la dipendenza dal
potere.
Ci sono persone che soffrono di
una disfunzione che consiste nel sentirsi paghe della vita solo quando
ricoprono posizioni di grande potere da esercitare nei confronti di intere
società. In genere, queste persone, cercano il loro appagamento nel campo della
politica, ovvero nel luogo dove per lo più il potere si esercita.
Le persone in cui questa
dipendenza è attiva sono dunque quasi sempre dei politici. È in questa classe
che vanno ricercati i soggetti più gravi affetti da questa patologia.
La loro caratteristica più deleteria
è nel fatto che non si adoperano per rendere migliore la realtà che si trovano
ad amministrare, ma sono mossi dal solo scopo di esercitare potere sugl’altri.
Senza di quello soffrirebbero di vere e proprie crisi di astinenza. Pertanto le
posizioni di potere vengono mantenute ad ogni costo. Corruzione, inclinazione a
instaurare meccanismi di controllo, scambi di favori, compromessi scelerati,
tendenza a chiudersi in un élite dominante.
Diversamente dal
tossicodipendente, a rimetterci questa volta è l’intera comunità che subisce
l’esercizio di quel potere per nulla finalizzato al benessere comune ma indirizzato
unicamente alla nutrizione di un ego perverso e scellerato. È un potere che si
può definire malato.
Purtroppo c’è una questione molto
più grave da considerare. Quanto è malata quella comunità che sceglie di farsi
rappresentare da persone con una natura così distorta?
Alberto Melari

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