domenica 1 settembre 2019

Se la droga è il potere.





Ludopatia. Tutti oggi conoscono il significato di questa parola.

Un tempo era riservata ai soli tecnici. Psicologi e studiosi del comportamento umano. Oggi, a causa della grande diffusione del disturbo, il termine è diventato di uso comune.

Sembra non esserci niente di buono in questo. Ed in effetti è così. Tuttavia, a voler cercare il positivo ovunque, bisogna ammettere che questo fatto ha aperto la coscienza collettiva proprio in tema di dipendenze.

Un tempo, a livello popolare, il concetto di dipendenza era riservato alle sole sostanze d’abuso. Cocaina, eroina ed altre. Al più si osava estenderlo al tabacco, all’alcool o alla caffeina.

Oggi invece, proprio in seguito alla grande diffusione del gioco d’azzardo, tutti sono consapevoli che una dipendenza possa avere una natura diversa da quella chimica e possa trovare la sua origine in gesti e comportamenti della più svariata natura che con l’assunzione di una sostanza non hanno nulla a che fare.

In altre parole, si è maturata la coscienza che si può anche dipendere da cose che non sono droghe.

‘Dipendere’ significa che i requisiti di felicità o infelicità vengono attribuiti ad una condizione esterna. L’assenza di questa condizione è motivo di forte malessere interiore così come la presenza è scaturigine di appagamento.

Quando questo meccanismo è attivo, l’essere umano somiglia ad una macchina che si adopera alla ripetizione coatta di un gesto. Spesso il confine fra una naturale tendenza e una dipendenza è molto sfumato. E questo rende tutto enormemente più complicato.

Dipendenze insidiose potrebbero essere, ad esempio, il giudizio degl’altri, l’appartenenza ad un gruppo, la vicinanza di una particolare persona e molto altro. Il fenomeno coinvolge moltissimi individui purtroppo.

Essere emancipati da questo tipo di meccanismi invece significa aver raggiunto la più autentica condizione di libertà.

La vera natura di queste dipendenze è materia di studio da anni di discipline alle quali si sono applicate innumerevoli menti elette. Pertanto lasceremo a quelle le considerazioni tecniche più raffinate.

Quello che ci preme fare in questa trattazione è solamente una distinzione, che ha però un’importanza molto rilevante.

Ci sono dipendenze che, nel momento in cui agiscono, causano un danno solo a chi ne è schiavo. Le dipendenze da sostanze sono l’esempio più concreto. Se una persona si droga, nuoce a sé stessa. Non nuoce a qualcun altro.

In realtà, per completezza, dovremmo aggiungere che questa persona, persistendo nella condizione di tossicodipendenza, potrà essere causa di forte dispiacere a tutti coloro che hanno con lei un legame affettivo. Anche la società subisce un danno a causa dal potenziale inespresso dall’individuo che si droga. Inoltre, consumando droga, questa persona favorisce l’attività criminale. Tutto molto grave … ma niente di più!

C’è una forma di dipendenza invece che, nel suo attuarsi, moltiplica i danni a livelli inimmaginabili ben al di fuori della sola persona che ne è affetta.

È la dipendenza dal potere.

Ci sono persone che soffrono di una disfunzione che consiste nel sentirsi paghe della vita solo quando ricoprono posizioni di grande potere da esercitare nei confronti di intere società. In genere, queste persone, cercano il loro appagamento nel campo della politica, ovvero nel luogo dove per lo più il potere si esercita.

Le persone in cui questa dipendenza è attiva sono dunque quasi sempre dei politici. È in questa classe che vanno ricercati i soggetti più gravi affetti da questa patologia.

La loro caratteristica più deleteria è nel fatto che non si adoperano per rendere migliore la realtà che si trovano ad amministrare, ma sono mossi dal solo scopo di esercitare potere sugl’altri. Senza di quello soffrirebbero di vere e proprie crisi di astinenza. Pertanto le posizioni di potere vengono mantenute ad ogni costo. Corruzione, inclinazione a instaurare meccanismi di controllo, scambi di favori, compromessi scelerati, tendenza a chiudersi in un élite dominante.

Diversamente dal tossicodipendente, a rimetterci questa volta è l’intera comunità che subisce l’esercizio di quel potere per nulla finalizzato al benessere comune ma indirizzato unicamente alla nutrizione di un ego perverso e scellerato. È un potere che si può definire malato.

Purtroppo c’è una questione molto più grave da considerare. Quanto è malata quella comunità che sceglie di farsi rappresentare da persone con una natura così distorta?

                                                                                                        Alberto Melari


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