C’è una caratteristica che distingue l’arte moderna da
tutto il flusso della storia dell’arte precedente.
E cioè, oltre
alle grandi menti artistiche che quel tempo ha prodotto, l’emergere di artisti
fasulli.
Ossia di artisti che hanno visto
elevarsi la loro fama e il loro lavoro a grandi livelli di riconoscimento e
considerazione, senza alcuna motivazione, considerando che le loro opere, da un
punto di vista artistico, formale e poetico, erano il nulla più assoluto.
Lucio Fontana, Yves Klein, Joseph Albers, Hans Hartung,
Robert Indiana, Jasper Jons … e molti, molti altri, le cui opere sono state il
ripetersi, quasi compulsivo, di sterili formule talvolta di una banalità
disarmante.
Macchie di colore accostate. Segni tirati a caso. Il
quadro vuoto e altre espressioni di altrettanta piattezza.
Si tratta di opere che passerebbero inosservate alla
vista di chiunque senza suscitare il benché minimo interesse, qualsiasi sia il
livello di cultura o di sensibilità artistica di chi le guarda.
Invece sono state elette ad icone del loro tempo e
guardate con riverenza da intere generazioni perché una specifica categoria di
persone, che passa sotto il nome di “critica dell’arte”, ha loro dedicato
un’attenzione costante e martellante per decenni.
Il meccanismo utilizzato.
Chi ha potuto portare avanti con successo
un’operazione di questo tipo, che ha coinvolto l’identità culturale dell’intero
occidente, ha potuto contare su strumenti di condizionamento mentale molto
raffinati, messi appunto, in campo artistico e in campo culturale in generale, allo
scopo di influenzare la cultura di intere messe per esercitare potere.
Questi meccanismi vanno a toccare sistemi inconsci che
annullano la capacità di senso critico facendo leva su esigenze fondamentali
dell’essere umano.
Adesso spiegherò come funzionano.
Prendiamo uno di questi artisti, Ad esempio Mark
Rothko. Le sue opere sono delle banali macchie di colore con contorni
indefiniti accostate fra loro in numero di poche unità. Qualcosa, non solo la
cui semplice esecuzione è alla portata di chiunque, ma anche di valore formale
assolutamente insignificante.
Come si riesce a far credere a intere masse che Rothko
è stato un grande artista? Vediamo quali sono i meccanismi che si attivano a
livello psicologico.
Quando il senso critico di un individuo è ancora
integro, questi comprende da sé che quelle opere non hanno alcun significato
artistico.
Ma quando viene a sapere che numerosissimi critici
hanno scritto su questo artista, che quelle opere sono state messe in grandi
musei, che le librerie ne riportano eleganti cataloghi cartonati, la sua
genuina impressione di avere di fronte un’opera di valore nullo si inibisce e subisce
un tracollo senza via di scampo.
Di fronte ad una forma di autorità la grande
maggioranza degli individui è abituata a subordinarsi.
Ma ammettiamo che la razionalità di una persona sia
così forte da riuscire a sottrarsi a questo processo, allora subentra un
secondo meccanismo insidioso. Quello dell’isolamento.
Quando tutti si sono adeguati all’idea che Rothko è un
grande artista da ammirare e conoscere, continuare a pensare che quelle opere
siano solo dei pastrocchi di colore senza alcun senso, ti isola totalmente da
un contesto sociale. La paura della solitudine, di una sorta di ‘emarginazione’
è la forza occulta che ti porterà ad accettare l’idea che quei pastrocchi di
colore siano invece opere monumentali.
Questo tipo di meccanismo viene descritto bene da Andersen
nella celebre favola dell’imperatore che riceve in dono un vestito magico. Di
questo vestito viene dette che può essere visto solo dalle persone
intelligenti. Il vestito in realtà non esiste, ma tutti fingeranno di vederlo
per paura di passare da stupidi.
Naturalmente il tutto avviene a livello inconscio,
senza che ce ne accorgiamo. E si viene indotti così verso un compromesso
interiore. Quello di accettare l’idea di dare un alto riconoscimento ad opere
di bassissimo livello in cambio della propria permanenza all’interno di un
contesto sociale, giustificando se stessi che in fondo si tratta solo di arte,
cioè di qualcosa che nella pratica non è assolutamente determinante, e nella
vita di tutti i giorni non comporterà obblighi di nessun tipo.
Cioè, veniamo indotti a svendere il nostro senso del
gusto in cambio della nostra accettazione da parte della società.
Perché esistono i falsi artisti
Ci sono vari motivi per cui esistono i falsi artisti.
Il primo, il più superficiale, riguarda il mercato.
per nutrirli di contenuti con effetto deteriorante.
Perché in questo modo si sviluppa il senso della qualità e quindi anche di ciò che è migliore per se stessi.
Inoltre l’artista stesso, avendo prodotto opere di grande forza, diventa un modello e una fonte di ispirazione per la capacità di liberare la parte migliore di sé.
Si annulla la pretesa di essere circondati da cose di valore. Si assottiglia la capacità di essere critici.
Annullare il significato dell’arte significa togliere nutrimento alla nostra parte emotiva, educarla ad un’esistenza povera.
L’arte è mercato. E chi gestisce il mercato preferisce
non dover dipendere dalla onerosa ricerca di talenti artistici. Né di dare loro
un qualche potere contrattuale.
Preferisce, visto che si può, creare fenomeni
artistici su misura, da accendere e spegnere a proprio piacimento. Controllati
e controllabili.
Ma esiste un altro e più subdolo motivo del trionfo di
un’arte senza significato.
Quello di ammaestrare le masse verso una cultura che renda sterili le sensibilità
e le intelligenze degli individui.
Viene sfruttata la poca coscienza che la maggior parte
delle persone ha dell’importanza della cultura,
In altre parole, mentre voi date all’arte, alla
letteratura, allo spettacolo, all’intrattenimento, alla cultura in generale,
un’importanza molto relativa, qualcuno sa perfettamente come questi contenuti
agiscono sulla parte più profonda di voi e riescono, tramite quella, ad
ottenere da voi l’identità che più gli fa comodo.
Mentre voi mantenete la convinzione di essere padroni
di voi stessi, qualcuno sa che le persone ubbidiscono fondamentalmente al
proprio inconscio e provvede a nutrirlo ad indirizzarlo, tramite contenuti
culturali svuotati di significato, verso una specifica direzione.
Vediamo qual è il diverso effetto che si ottiene da
una differente esposizione a prodotti culturali con valore opposto.
Contenuti di alto livello culturale che scuotono la
sensibilità dello spettatore hanno l’effetto di esaltare la sua personalità e
producono individui esigenti che consolidano la capacità di discernere su
tutto.
Contenuti culturalmente sterili producono personalità
sterili, malleabili e di facile manipolazione.
Un contatto diretto con contenuti di grande bellezza e
di alto valore artistico, a livello profondo, ha un effetto che si riverbera
nell’intera esistenza degli individui e li induce a desiderare quella bellezza in
ogni cosa della vita.
Opere vuote di significato, prodotte da artisti di
mediocre personalità, producono l’effetto inverso. Si confonde l’idea di
qualità. Si abbassa il livello di percezione delle cose.
Non c’è nulla di cui essere perplessi in tutto questo,
poiché l’inconscio funziona così. L’inconscio è fatto di energia emozionale. Si
nutre di emozioni. E l’arte è il principale veicolo di emozioni virtuose.
Differenti tipi di reazione.
A questo processo si può reagire con diversi tipi di
risposta.
Ad esempio, Se quanto detto fino ad ora su questi
artisti non vi sorprende né vi coinvolge, allora appartenete a quella esigua
categoria che ha sviluppato anticorpi forti contro questi meccanismi.
Una seconda categoria è quella delle persone cui
capita spesso di esprimere perplessità su questo tipo di arte, mantenendosi in
una posizione critica e prudente prima di far propri certi ideali artistici. Queste
persone, sospese fra la possibilità e il dubbio, tendono comunque a sottrarsi ad
un adeguamento e a mantenersi autentiche.
Molti invece, attraverso i meccanismi che abbiamo
descritto, sono arrivati ad eleggere quegli artisti a veri e propri beniamini
e, nei confronti di un’analisi come questa, in cui si è detto che sono un nulla
pompato ad arte, provano irritazione.
Queste persone, quando viene fatta loro notare la pochezza
di un certo tipo di arte, tendono a difenderla negandone l’insignificanza.
Si adoperano a supportarla con concetti del tipo “provocazione”, “dissacrazione”, decontestualizzazione dell’oggetto” “negazione di” … non si sa di cosa. Tutta una serie di espressioni mandate goffamente a memoria a seguito di un sentito dire.
Immaginare una soluzione per persone così facilmente influenzabili e indottrinate è molto difficile.
Si adoperano a supportarla con concetti del tipo “provocazione”, “dissacrazione”, decontestualizzazione dell’oggetto” “negazione di” … non si sa di cosa. Tutta una serie di espressioni mandate goffamente a memoria a seguito di un sentito dire.
Immaginare una soluzione per persone così facilmente influenzabili e indottrinate è molto difficile.
Quel sentito dire che ha la sua origine in un mondo
pseudointellettuale fatto da esperti (i critici) il cui unico talento è riuscire
a produrre discorsi macchinosi e contorti senza dire assolutamente nulla.
Quando lo schiavo arriva a difendere il padrone,
l’opera di formazione dello schiavo purtroppo è completata.
Come difendersi.
Smarcarsi da questi meccanismi non è semplice, poiché
non riguardano solo l’arte, ed entrano nelle nostre vite in maniera strisciante
attraverso tutti i media, nonché veicolati dal comportamento di chi ci vive intorno
e ne ha subito l’influenza.
Per quanto riguarda l’arte il mio consiglio è quello
di frequentare soprattutto l’arte antica. Cioè quelle opere che sono state
prodotte quando la piaga della critica dell’arte non esisteva ancora.
In Italia siamo fortunati perché ne siamo
magnificamente invasi.
I maestri del passato, che hanno forgiato le
fondamenta dell’estetica, gli spiriti virtuosi che hanno coniato i termini del
linguaggio artistico della nostra civiltà, sono voci troppo potenti per essere
azzittite, e rappresentano l’ostacolo più grande ad un sistematico abbrutimento
culturale.
Saranno loro a ricordarvi quanto in alto si può
elevare il genere umano, quel genere al quale anche voi appartenete. In questo
modo prendete coscienza delle alte potenzialità che potrebbero annidarsi in
ognuno.
Seguendo lentamente il filo sincero della tradizione,
lasciandosi affascinare in maniera schietta, la personale sensibilità alla
bellezza artistica si raffina.
La bellezza di quelle opere viene assorbita dal nostro
io più profondo e stimola la parte più nobile del nostro spirito, elevando una solida
barriera contro la fumosità di ogni relativismo estetico.
Se lo si fa in ogni settore della cultura, questo aiuta
a risvegliare la propria personalità che ritorna padrona di se stessa. Dapprima
nella capacità di discernere, in seguito in quella di generare la migliore
realtà intorno a sé.
A quel punto, il flusso inconsistente dell’arte
contemporanea o le tante vuote opere del panorama artistico del ‘900, non
troveranno alcuno spazio in un’anima così consolidata.
Rappresenteranno solo una manifestazione di follia collettiva
che non ci riguarda più.
Ed avremo preservato una parte importante di noi
stessi.
Alberto Melari
FANTASTICOOOO
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