Il racconto dell'uccisione di 3 uomini.
Sono andato a fare benzina al solito posto. Trovo il ragazzo
che lavora lì che scherza e sorride con un signore anziano.
Non capisco di cosa stiano parlando. Quando sono arrivato il discorso
era già iniziato.
Poi il signore dice “Io ho novant’anni!”. La frase mi
colpisce perché non li dimostra affatto. Allora mi intrometto e dico “Davvero
ha novant’anni?”. “Certo!” mi risponde “Ho fatto la guerra!”. Faccio un rapido
calcolo e capisco che è plausibile.
“Mi hanno pure sparato!” mi dice. Gli chiedo dove. Mi
risponde a Bolzano. Spiego che io intendevo in quale parte del corpo è stato
colpito. Mi indica il lato sinistro della pancia appena sopra al linguine.
Mi dice che spesso la gente non ci crede, e allora mostra la
ferita. Io gli dico che ci credo, però sono molto curioso di vederla lo stesso perché
non ho mai visto una ferita da arma da fuoco.
Mi spiega che non si tratta di un vero e proprio sparo, ma di
una scheggia. Cerca di farmi capire di che tipo di arma si trattava, mi parla
di una sorta di catena. Non ho idea a cosa si riferisse ma in seguito sembrava
abbastanza ovvio che si era trattato di una granata. Ha raccontato di averla
tenuta ben 55 anni quella scheggia. Poi, ad un certo punto, ha iniziato a
defecare ed orinare sangue. Solo allora ha scoperto di averla. Mi ha mostrato
una ferita simile ad una rientranza puntiforme. Come un ombelico.
Mi racconta che erano in tre alla frontiera con l’Austria.
Erano a presidiare il confine. Lui aveva 24 anni. Sono comparsi improvvisamente
tre austriaci e li hanno attaccati. Uno dei suoi compagni è rimasto gambizzato.
Lui è stato colpito sul ventre ma è riuscito ad estrarre una mitraglietta e li
ha freddati tutti e tre.
Mi ha detto che solo uno era ancora vivo e agonizzante dopo le
raffiche del mitra. Gli si è avvicinato e gli ha puntato l’arma in bocca, sul
palato, e lo ha finito.
Gli domando se aveva ucciso prima di allora o se gli era
capitato di farlo ancora. Mi ha detto di no. Quelli sono stati gli unici uomini
che si è trovato a dover ammazzare.
Gli ho chiesto cosa si provasse ad aver ammazzato tre uomini.
Mi ha risposto di non avere rimorsi. Lo capisco bene! Erano venuti per uccidere
quelli lì.
Ha aggiunto che quando ha raccontato la storia ad un prete,
questo si è scandalizzato. Gli ha detto che avrebbero dovuto risolvere la questione
parlando. E questa è stata l’unica cosa comica di tutto il racconto.
L’ho salutato e me ne sono andato. Avevo appena ascoltato una
storia straordinaria.
Alberto Melari
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