giovedì 17 ottobre 2019



Il racconto dell'uccisione di 3 uomini.


Sono andato a fare benzina al solito posto. Trovo il ragazzo che lavora lì che scherza e sorride con un signore anziano.

Non capisco di cosa stiano parlando. Quando sono arrivato il discorso era già iniziato.
Poi il signore dice “Io ho novant’anni!”. La frase mi colpisce perché non li dimostra affatto. Allora mi intrometto e dico “Davvero ha novant’anni?”. “Certo!” mi risponde “Ho fatto la guerra!”. Faccio un rapido calcolo e capisco che è plausibile.

“Mi hanno pure sparato!” mi dice. Gli chiedo dove. Mi risponde a Bolzano. Spiego che io intendevo in quale parte del corpo è stato colpito. Mi indica il lato sinistro della pancia appena sopra al linguine.

Mi dice che spesso la gente non ci crede, e allora mostra la ferita. Io gli dico che ci credo, però sono molto curioso di vederla lo stesso perché non ho mai visto una ferita da arma da fuoco.

Mi spiega che non si tratta di un vero e proprio sparo, ma di una scheggia. Cerca di farmi capire di che tipo di arma si trattava, mi parla di una sorta di catena. Non ho idea a cosa si riferisse ma in seguito sembrava abbastanza ovvio che si era trattato di una granata. Ha raccontato di averla tenuta ben 55 anni quella scheggia. Poi, ad un certo punto, ha iniziato a defecare ed orinare sangue. Solo allora ha scoperto di averla. Mi ha mostrato una ferita simile ad una rientranza puntiforme. Come un ombelico.

Mi racconta che erano in tre alla frontiera con l’Austria. Erano a presidiare il confine. Lui aveva 24 anni. Sono comparsi improvvisamente tre austriaci e li hanno attaccati. Uno dei suoi compagni è rimasto gambizzato. Lui è stato colpito sul ventre ma è riuscito ad estrarre una mitraglietta e li ha freddati tutti e tre.

Mi ha detto che solo uno era ancora vivo e agonizzante dopo le raffiche del mitra. Gli si è avvicinato e gli ha puntato l’arma in bocca, sul palato, e lo ha finito.

Gli domando se aveva ucciso prima di allora o se gli era capitato di farlo ancora. Mi ha detto di no. Quelli sono stati gli unici uomini che si è trovato a dover ammazzare.

Gli ho chiesto cosa si provasse ad aver ammazzato tre uomini. Mi ha risposto di non avere rimorsi. Lo capisco bene! Erano venuti per uccidere quelli lì.

Ha aggiunto che quando ha raccontato la storia ad un prete, questo si è scandalizzato. Gli ha detto che avrebbero dovuto risolvere la questione parlando. E questa è stata l’unica cosa comica di tutto il racconto.

L’ho salutato e me ne sono andato. Avevo appena ascoltato una storia straordinaria.


                                                                        Alberto Melari

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