lunedì 22 aprile 2019



Il primo passo verso la ricchezza.

Il ricco e il povero e il loro rapporto con il mondo.


Una delle pochissime doti veramente spiccate che io possiedo è che sono un ottimo cercatore di asparagi. Sono davvero il migliore! Vi prego non mettere mai in discussione questa idea che ho di me perché non intendo in nessun modo rinunciarci. Se pensate di essere più bravi, o addirittura avete la certezza di esserlo, non ditelo. Né tantomeno presentatevi per dimostrarmelo. Al più parlatene fra di voi quando non ci sono.

Per fortuna gli amici che ho sono tutti mediocri cercatori. Due in particolare con cui vado spesso. Quando andiamo insieme, durante la ricerca a me capita di richiamarli per aiutarmi a portare il mazzo, perché non ho più mani dove tenerli. Bisognerebbe procurarsi un recipiente in effetti. Ma tanto loro, nello stesso tempo che io ho fatto man bassa, ne hanno raccolti così pochi che di spazio ne hanno sempre.

Una volta, mentre eravamo in un posto dove gli asparagi si raccoglievano come le margherite, mi sono fatto una domanda. Ma loro perché non li vedono? Ho escluso, fra le motivazioni, la pigrizia, poiché ho l’impressione che di impegno ce ne mettano parecchio. Eppure troppe volte li ho visti passargli accanto e lasciarseli incredibilmente indietro senza capacitarmi di capire come non li abbiano individuati.

La risposta probabilmente sta in questo. Sembrerebbe che, Il bosco che vedo io e quello che vedono loro, siano due cose per certi versi differenti.

Evidentemente gli steli verdi dell’asparago io li focalizzo davvero bene, come se fossero evidenziati. Come se si stagliassero sullo sfondo neutro del bosco con un colore luminoso e accesso. Mentre per loro sono solo un verde su verde che si fonde col resto della lettiera sfuggendo all’attenzione allo stesso modo di tanti altri elementi che la compongono. Fili d’erba, bacche, gusci di lumaca, sassi, foglie di ogni tipo, che neppure io, naturalmente, di solito tendo a notare.

In questo banale esempio si nasconde la ragione più profonda della capacità di ciascuno di trovarsi in uno stato di ricchezza piuttosto che in uno di povertà. E molto di più ancora. Per esempio l’incomunicabilità che c’è, di solito, fra un ricco e un povero.

Di norma il povero, desiderando di uscire dal suo stato di miseria, accusa il ricco di essersi appropriato di tutte le risorse presenti, e trova in questo la ragione della sua povertà. Quindi ritiene giusto che il ricco restituisca parte di ciò che ha accumulato e lo divida con lui.

Il ricco, dal canto suo, che invece la ricchezza e le opportunità per accedervi le sa vedere, rigetta quell’accusa, ritiene illegittima la restituzione, e tende ad incolpare il povero di pigrizia o inettitudine.

Esattamente come i miei amici non vedono gli asparagi quando sono nel bosco, ma li vedono molto bene quando glieli mostro io tutti in blocco nella mano dopo averli raccolti, il povero riesce a vedere la ricchezza solo quando qualcuno l’ha accumulata.

Tuttavia, così come i miei amici non dovrebbero pensare che il bosco sia privo di asparagi perché sono stato io ad averli raccolti tutti, egli non dovrebbe pensare che le opportunità di arricchirsi si siano ormai esaurite dopo il passaggio del ricco. Dovrebbe piuttosto chiedersi perché a lui non è dato di vedere la ricchezza allo stesso modo, e come invece possa riuscire a farlo.

Perché di sicuro di ricchezza ce n’è, così come io potrei dimostrare ai miei amici che, nonostante il mio passaggio, il bosco è ancora gremito di asparagi. Sarà sufficiente spostarsi di poco, o porre un attenzione diversa durante la ricerca.

Da questa teoria dovremmo dedurre che il povero ha un problema. Quello di non percepire la realtà per come è, cioè ricca e sovrabbondante. Ed in effetti è così. La povertà altro non è che una forma disfunzionale. Se ne esce solamente cercando di portare la propria visione del mondo verso una modalità efficiente. Riuscire in questo non è un’impresa da poco. Tuttavia, averlo intuito significa già aver compiuto un passo importante e, soprattutto, smettere di sprecare tempo ed energie ad accusare chi è ricco, ovvero chi questa disfunzionalità non ce l’ha.

Con questo fondamentale cambiamento si può davvero iniziare un lavoro su se stessi e sulla propria visione del mondo che può realmente rovesciare la situazione di una vita.

Il ricco, dal canto suo, è libero da questo tipo di afflizione. Ma questo non significa che nel suo percorso di vita non avrà altro su cui lavorare. Nel suo cammino starà facendo probabilmente i conti con problemi di natura diversa che non riguardano l’accesso alle risorse, ma altre fra le innumerevoli disfunzionalità dell’ego, visto che, pure quelle, esattamente come gli asparagi nel bosco, ubbidiscono alla legge dell’abbondanza di tutte le cose.

                                                          Alberto Melari

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