Il primo passo verso la ricchezza.
Il ricco e il povero e il loro rapporto con il mondo.
Una delle pochissime doti veramente spiccate che io possiedo
è che sono un ottimo cercatore di asparagi. Sono davvero il migliore! Vi prego
non mettere mai in discussione questa idea che ho di me perché non intendo in
nessun modo rinunciarci. Se pensate di essere più bravi, o addirittura avete la
certezza di esserlo, non ditelo. Né tantomeno presentatevi per dimostrarmelo.
Al più parlatene fra di voi quando non ci sono.
Per fortuna gli amici che ho sono tutti mediocri cercatori.
Due in particolare con cui vado spesso. Quando andiamo insieme, durante la
ricerca a me capita di richiamarli per aiutarmi a portare il mazzo, perché non
ho più mani dove tenerli. Bisognerebbe procurarsi un recipiente in effetti. Ma
tanto loro, nello stesso tempo che io ho fatto man bassa, ne hanno raccolti
così pochi che di spazio ne hanno sempre.
Una volta, mentre eravamo in un posto dove gli asparagi si
raccoglievano come le margherite, mi sono fatto una domanda. Ma loro perché non
li vedono? Ho escluso, fra le motivazioni, la pigrizia, poiché ho l’impressione
che di impegno ce ne mettano parecchio. Eppure troppe volte li ho visti
passargli accanto e lasciarseli incredibilmente indietro senza capacitarmi di
capire come non li abbiano individuati.
La risposta probabilmente sta in questo. Sembrerebbe che, Il
bosco che vedo io e quello che vedono loro, siano due cose per certi versi differenti.
Evidentemente gli steli verdi dell’asparago io li focalizzo davvero
bene, come se fossero evidenziati. Come se si stagliassero sullo sfondo neutro
del bosco con un colore luminoso e accesso. Mentre per loro sono solo un verde
su verde che si fonde col resto della lettiera sfuggendo all’attenzione allo
stesso modo di tanti altri elementi che la compongono. Fili d’erba, bacche,
gusci di lumaca, sassi, foglie di ogni tipo, che neppure io, naturalmente, di
solito tendo a notare.
In questo banale esempio si nasconde la ragione più profonda
della capacità di ciascuno di trovarsi in uno stato di ricchezza piuttosto che in
uno di povertà. E molto di più ancora. Per esempio l’incomunicabilità che c’è,
di solito, fra un ricco e un povero.
Di norma il povero, desiderando di uscire dal suo stato di miseria,
accusa il ricco di essersi appropriato di tutte le risorse presenti, e trova in
questo la ragione della sua povertà. Quindi ritiene giusto che il ricco
restituisca parte di ciò che ha accumulato e lo divida con lui.
Il ricco, dal canto suo, che invece la ricchezza e le
opportunità per accedervi le sa vedere, rigetta quell’accusa, ritiene
illegittima la restituzione, e tende ad incolpare il povero di pigrizia o
inettitudine.
Esattamente come i miei amici non vedono gli asparagi quando
sono nel bosco, ma li vedono molto bene quando glieli mostro io tutti in blocco
nella mano dopo averli raccolti, il povero riesce a vedere la ricchezza solo
quando qualcuno l’ha accumulata.
Tuttavia, così come i miei amici non dovrebbero pensare che
il bosco sia privo di asparagi perché sono stato io ad averli raccolti tutti,
egli non dovrebbe pensare che le opportunità di arricchirsi si siano ormai
esaurite dopo il passaggio del ricco. Dovrebbe piuttosto chiedersi perché a lui
non è dato di vedere la ricchezza allo stesso modo, e come invece possa
riuscire a farlo.
Perché di sicuro di ricchezza ce n’è, così come io potrei
dimostrare ai miei amici che, nonostante il mio passaggio, il bosco è ancora gremito
di asparagi. Sarà sufficiente spostarsi di poco, o porre un attenzione diversa
durante la ricerca.
Da questa teoria dovremmo dedurre che il povero ha un
problema. Quello di non percepire la realtà per come è, cioè ricca e
sovrabbondante. Ed in effetti è così. La povertà altro non è che una forma
disfunzionale. Se ne esce solamente cercando di portare la propria visione del
mondo verso una modalità efficiente. Riuscire in questo non è un’impresa da
poco. Tuttavia, averlo intuito significa già aver compiuto un passo importante e,
soprattutto, smettere di sprecare tempo ed energie ad accusare chi è ricco,
ovvero chi questa disfunzionalità non ce l’ha.
Con questo fondamentale cambiamento si può davvero iniziare un
lavoro su se stessi e sulla propria visione del mondo che può realmente
rovesciare la situazione di una vita.
Il ricco, dal canto suo, è libero da questo tipo di afflizione.
Ma questo non significa che nel suo percorso di vita non avrà altro su cui
lavorare. Nel suo cammino starà facendo probabilmente i conti con problemi di
natura diversa che non riguardano l’accesso alle risorse, ma altre fra le innumerevoli
disfunzionalità dell’ego, visto che, pure quelle, esattamente come gli asparagi
nel bosco, ubbidiscono alla legge dell’abbondanza di tutte le cose.
Alberto Melari
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