martedì 30 aprile 2019



Il miglior genitore.

Quello che veramente dovresti fare per tuo figlio.


Da qualche anno sono genitore. Anzi ... lo sono due volte perché sono padre di due bambini. Devo dire che questo nuovo ruolo mi ha aperto mondi prima sconosciuti. Niente che qualsiasi altro neo-padre non abbai sperimentato. Ad esempio riunioni con altri genitori per incontrare esperti di ogni tipo. Educatori, psicologi, nutrizionisti.

Capita spesso di confrontarsi con altre persone che, vivendo l’esperienza della genitorialità e volendo dare il meglio, si informano, ma soprattutto si formano, perché l’educazione dei figli è davvero una cosa seria.

In quelle occasioni vengono fuori le mille domande. Cosa bisogna fare quando il bambino si comporta in quello specifico modo? Come bisogna comportarci noi quando accade quella determinata cosa? Cosa è meglio fare quando si dovrà affrontare quell’importante passaggio?
Si fa di tutto affinché nell’educazione niente sia lasciato al caso.

Un giorno, mia figlia più piccola, solo tre anni, era sul tavolo che colorava il suo disegno, e mentre colorava parlava fra sé. Non ricordo cosa dicesse, ma si stava raccontando da sola un qualcosa che l’aveva lasciata sgomenta. Infatti ha concluso, scuotendo la testa, con la frase - È roba da matti!!!
Naturalmente ci ha fatto sorridere quella strana espressione. Dove lo avrà preso quel modo di dire? La risposta l’ho avuta qualche giorno dopo, quando ho sentito in più di un’occasione, usare quest’espressione idiomatica dalla mia compagna.

Insomma, potremmo dire che la bambina imitava la madre. In realtà, il termine “imitazione” non è affatto il più appropriato.

Facciamo un esempio. Immaginate vi venga chiesto di imitare Sgarbi. Ecco che allora dapprima vi scapigliate un poco. Infilate un paio di occhiali. Poi incominciate ad imprecare a testa bassa come in preda ad una nevrosi, mescolando a frasi ingiuriose scombinate un intercalare di - Capra! Capra! Capra!
State effettivamente simulando l’essere arrabbiati con qualcuno, ma dentro siete tutt’altro. Infatti sarete senz’altro divertiti dal gioco e vi scapperà pure da ridere. Questa si può chiamare un’imitazione.

Mia figlia invece, nel suo racconto, sentiva effettivamente una sensazione di perplessità. E come altro avrebbe dovuto esternarla se non con un’espressione con cui l’ha vista esprimere nella sua poca esperienza di vita dalle persone che ha intorno nel quotidiano?

Allora il termine “imitazione” va sostituito con un altro. Il termine giusto è “modello”.
Ed è questa la notizia bomba. L’educazione dei figli passa per un 80%, ma forse anche un 90%, ma forse potremmo azzardare anche qualcosa di più, attraverso il meccanismo del modello.

Questo significa che frequentare una scuola per genitori serve davvero a ben poco. E i pareri degli esperti, i libri sull’educazione, i confronti con altri genitori, incidono per un nonnulla sulla formazione della personalità dei figli.

I figli crescono guardandoci e fanno inevitabilmente propria la nostra immagine. E non gioverà neppure tanto offrire loro un’immagine quanto più possibile buona, cosa che va comunque fatta, perché è molto di più quello che ci sfugge, nel comportarci quotidianamente, da quello che coscientemente noi offriamo loro. 

Pertanto reagiranno alla vita come vedranno reagire noi.
Se di fronte ad una difficoltà ti deprimi, il bambino imparerà ad essere depresso. Se invece entri in uno stato d’ansia, il bambino crescerà ansioso. Se ti vede invece reagire con decisione e dare il giusto peso ai problemi, crescerà risoluto e determinato.

E la regola vale per ogni cosa. Le tue angosce, le tue debolezze, le tue paure, tramite questo meccanismo, saranno le sue. I tuoi punti di forza, le tue virtù e la tua capacità di gestire la vita allo stesso modo passeranno al bambino così come la tua visione del mondo. Tutto il bene e tutto il male che hai dentro saranno il punto di partenza della sua vita. Da quello inizierà la sua evoluzione come essere umano.

È raro che accada, ma se un genitore arriva a prende coscienza di questo, nutrendo l’amore sterminato che normalmente si sente per un figlio, potrebbe provare rammarico per tutto ciò che nella vita non ha risolto. 
Ma per fortuna la vita è buona, e fa sì che nulla gli impedisca di farlo iniziando da adesso.

È un attimo dopo questo bel proposito che arriva la crisi. Un attimo dopo ci si accorge che quell’adesso è lo stesso di tanti anni fa, quando già quella volta la vita ti aveva chiesto di evolvere su quella maledetta questione. E poi ancora pochi anni dopo. E ancora un’altra volta a seguire. E tutte le volte hai rimandato, perché quell’abisso ogni volta faceva paura. E quando lo guardi capisci che è cambiato ben poco, e quella paura la senti ancora oggi.

Ed è qui la questione. Il miglior genitore non è quello che si dà da fare per entrare al meglio nel ruolo di educatore. Il miglior genitore è quello che trova il coraggio di affrontare tutti i cancri che nella vita ha lasciato alle spalle. È colui che coraggiosamente decide di guardarsi dentro e senza paura si assume le responsabilità di ogni cosa che nella sua vita non ha risolto e si getta nel baratro che inevitabilmente precede ogni significativo autentico cambiamento. Che ha il coraggio di rinnegare una parte di sé, e di suicidare il proprio io malato, sprofondando nel vuoto che ogni compulsione lascia nella sua dissoluzione.

Allora mi domando, quanti di quei genitori che vanno a quelle riunioni sarebbero pronti a questo? Partecipare a quelle riunioni non è solo il pretesto per evitare quello che realmente servirebbe di fare?

Quello che non si fa mai ma si potrebbe fare adesso.  Quell’adesso che è adesso in ogni momento.  

                                                                                                                 Alberto Melari

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